Quest’anno doveva arrivare il 2 per mille per finanziare delle associazioni culturali presenti nelle liste del MiBact. A sorpresa, la casella per eleggere questa opzione scompare, mentre a caratteri nitidi rimane quella per destinare il 2 per mille ai partiti politici. Il solito danno perpetrato volontariamente ai danni della cultura? Non esattamente.
Nel nuovo modello 730, che da quest’anno è compilabile anche online, quando sarà chiesto di sbarrare la casella per scegliere a chi destinare il 2 per mille avremo un’unica possibilità. Poco c’entra la volontà di semplificare la già complicata compilazione del modello, invece c’entra molto di più il voto di fiducia imposto dalla crisi del governo Renzi. E non per delle motivazioni squisitamente politiche, piuttosto perché in Camera e Senato la crisi di governo ha creato non poca confusione.
Sostanzialmente, come ha rilevato il senatore Franco Panizza del Partito Autonomista Trentino Tirolese, la misura per permettere ai contribuenti di scegliere di destinare il 2 per mille o ai partiti o alle associazioni culturali doveva essere confermata da una legge di bilancio, ma il documento non è mai arrivato al Senato. Insomma, nessun complotto contro la cultura. Solo una distrazione, uno strafalcione che adesso, sempre che si voglia recuperare questa misura, costerà un dispendio di tempo e denaro per svolgere nuovi iter di approvazione e i percorsi burocratici necessari per rendere di nuovo effettiva la possibilità di destinare il 2 per mille alle associazioni culturali.
C’è da dire che non era un’alternativa ancora così radicata. Tutt’altro. Solo lo scorso anno il governo Renzi aveva attuato questa misura per concretizzare le promesse fatte l’anno precedente, in data 24 novembre 2015, qualche giorno dopo gli attacchi di Parigi. Il riferimento non è casuale in quanto l’ex premier stesso li aveva citati nel suo discorso presso i Musei Capitolini allo scopo di motivare l’intenzione di investire in misura maggiore sul settore della sicurezza, rassicurando che “per ogni euro in più investito in sicurezza, ci deve essere un euro in più investito in cultura”. A questo proposito era stata adottata la misura di permettere alle associazioni culturali di iscriversi in una lista presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, così che, una volta superate le operazioni di verifica del ministero, avrebbero potuto accedere al 2 per mille.
Un’interrogazione parlamentare è stata inoltrata a Padoan e Franceschini, ma nessuna risposta è stata prevenuta. Ancora una volta sembra che l’Italia, che vanta ben 51 siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità e un numero indefinito di tesori architettonici e artistici, si dimentichi di curare la parte bella di sé, quella parte, che con gli opportuni finanziamenti, potrebbe essere il motore del settore turistico nazionale.
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