I giovani italiani hanno grandi aspirazioni e progetti innovativi – nel mondo del lavoro – ma hanno paura di fallire; è questa l’analisi che emerge dalle statistiche recentemente pubblicate dal gruppo “Randstad Workmonitor” in merito al proprio sondaggio “Entrepreneurship Outlook”, che fa riferimento alla situazione lavorativa del primo trimestre del 2017. Non è dunque pigrizia o scarsa capacità di iniziativa, bensì un timore diffuso che accomuna gli aspiranti – o già occupati – lavoratori italiani e che rallenterebbe ulteriormente la crescita economica del nostro paese.
Le accuse principali, ancora una volta, sono rivolte allo Stato: pochi incentivi fiscali e scarsa valorizzazione delle startups, troppe complicazioni burocratiche e, sopratutto, difficoltà ad inserirsi sempre più, per le piccole imprese, all’interno di un mercato fortemente globalizzato. Che i lavoratori italiani desiderino mettersi in gioco lo conferma il dato del 64% dei lavoratori italiani dipendenti che vorrebbero creare un’azienda per contro proprio; nella stessa percentuale, per contro, rientrano anche coloro i quali temono il fallimento ed è più alta della media globale, che colloca l’Italia alle spalle di Grecia e Spagna. Gli italiani sarebbero scontenti anche del proprio posto di lavoro, come dimostra il 49% dei lavoratori che vorrebbero diventare imprenditori, anche se solo il 31% del campione ha seriamente pensato di lasciare la propria occupazione per mettersi in proprio. In questi due casi, sono chiaramente i giovani (under 45) a voler essere più intraprendenti ( il 38%) ed, in generale, lo sono più gli uomini che le donne (33% vs 28%). Appare invece più equilibrata, sia in termini di fasce di età, sia in termini di sesso, la statistica di coloro che vorrebbero aprire un’impresa solo in caso di perdita del posto di lavoro (circa il 52%).
La sfiducia nei confronti dello Stato è anche, in alcuni casi, una sfiducia nei confronti del nostro territorio e delle sue opportunità: è molto bassa – rispetto alla media globale del 56 % – la convinzione che l’Italia sia un posto adatto per aprire una propria impresa ( 32 % dei lavoratori). Tra le altre cose, la scarsa fiducia nella tutela delle imprese porta il 60% dei lavoratori italiani a preferire l’impiego in una multinazionale alla creazione di una startup. Se da un lato, quasi all’unanimità, l’89% degli italiani ritiene che le difficoltà di impresa siano attribuibili alla ormai totale globalizzazione dei mercati, dall’altro questo parere è condiviso anche in altri paesi dell’Europa meridionale, mentalmente non ancora avvezzi all’idea di un mercato globale. Ma è forse lo spirito di iniziativa che contraddistingue gli italiani a dare un piccolo segnale di incoraggiamento: ancora secondo i dati di Randstad Workmonitor, apprendiamo che il 50% del campione analizzato è fiducioso nel trovare un’occupazione analoga a quella svolta, mentre solamente il 7% teme di perdere la propria occupazione. In questi ultimi due casi, però, sono gli uomini ad essere più fiduciosi per il proprio futuro e per le proprie attività.
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