Il tema delle Mutilazioni Genitali Femminili è senza dubbio uno di quegli argomenti che continua a far discutere molto nel corso degli anni. Eppure, nonostante le lotte, le proteste e le brutali testimonianze che giungono fino a noi, sembra che questo fenomeno sia impossibile da arrestare.
Le cifre darebbero i brividi a chiunque: nel Mondo sarebbero 200 milioni le donne ad aver subito questa violenza e, nonostante le apparenze, anche l’Italia partecipa in maniera piuttosto consistente alla crescita di questi numeri: nel nostro Paese, le donne mutilate sarebbero infatti tra 46mila e 57mila in tutto il territorio. Nonostante nel corso degli anni siano stati stanziati numerosi fondi per trattare l’argomento e procedere con dei veri e propri corsi di formazione e campagne informative atti ad arginare il fenomeno, i provvedimenti vengono presi principalmente a livello locale. Purtroppo però, questo sembra non bastare. Per quanto riguarda gli altri paesi oggetto di ricerca, su 30 paesi in cui la mutilazione genitale femminile viene praticata, ben 27 appartengono al territorio africano: le percentuali più alte si registrano infatti in paesi come la Somalia, la Guinea e l’Egitto, che conta il maggior numero di vittime nello studio dei dati assoluti.
C’è chi pensa che la mutilazione genitale femminile abbia qualcosa a che fare con la religione dei popoli che la praticano; in realtà non è così. Il fenomeno ha più a che vedere con la cultura dei paesi in questione, dove aver ricevuto la mutilazione è simbolo di purezza, un modo per le donne di consegnarsi caste ai loro futuri mariti. In realtà, per le donne che sono oggetto di questa mutilazione non si tratta né di castità, tanto meno di purezza. Si tratta di dolore, un dolore inimmaginabile e indescrivibile che, nonostante passino gli anni, viene ricordato come fosse successo appena un momento prima. Parlando di racconti che fanno rabbrividire, anche quelli delle cosiddette “tagliatrici” sono da spezzare il fiato, e non sicuramente in maniera positiva: queste donne, ben pagate per i loro servizi, raccontano infatti dei metodi rudimentali con i quali eseguivano il lavoro, senza nessun tipo di anestetico e nella totale mancanza di igiene.
In occasione della giornata contro le Mutilazioni Genitali femminili ActionAid, da sempre in prima linea nella lotta contro questo fenomeno, ha lanciato sui social l’hashtag #endFGM, attraverso il quale persone di tutto il Mondo esprimeranno la loro solidarietà alle vittime e il disprezzo per questa pratica. Per farlo, bisognerà indossare un soffione viola, che sta a significare la libertà di queste donne e l’occasione per loro di lasciar andare il passato. Inoltre, è stato lanciato sempre da ActionAid “After”, progetto dalla validità biennale che mira ad informare in maniera adeguata le donne e le comunità da cui queste provengono in modo da aumentare la consapevolezza sull’argomento e indurle al rifiuto di questa pratica che, ancora nel 2017, continua ad essere uno dei principali problemi da risolvere anche in tutte quelle società europee che immaginano il fenomeno come qualcosa di lontano ed estraneo dalla nostra cultura. Ma è davvero così?
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