
Sono già in atto gli incontri tra i tre candidati a rettore dell’Università di Catania con programmi e obiettivi da esporre e mettere in pratica in caso di elezione. Tuttavia, emergono nuove indagini del Genio Civile di Catania su diverse irregolarità che hanno portato alla perdita di ben 10 milioni di euro a causa di spese consistenti effettuate nell’era del Rettore Recca e del Direttore Generale Maggio.
Di seguito, la lettera del Cuda.
“In sintesi, si tratta del fatto che a seguito delle irregolarità dell’era Recca-Maggio (varianti, spese tecniche, sub affidamenti, ecc.), l’attuale Direzione generale dell’Ateneo (Portoghese) è stata costretta a segnalare all’Assessorato Attività Produttive che è stata accantonata una somma non dovuta pari a € 8.704.510,06 (con nota del 18/11/2016 n. 138299). Con una seconda nota (del 13.01.2017 n . 3596) la Direzione generale è stata parimenti costretta a portare a conoscenza del Ministero che un’ulteriore somma di € 1.696.380,00 ( di cui variante -€ 1.173.376,63 e spese tecniche Studio Valle -€ 523.003,37), che era stata stornata sul progetto Brit, viene accantonata per la restituzione.
In totale, a seguito dell’insieme delle numerose irregolarità contestate, l‘Ateneo perde più di 10 milioni di euro. Una cifra di per sé molto consistente, che diventa enorme se si pensa a che cosa si sarebbe potuto realizzare con questi 10 milioni di euro. È doveroso quindi chiedersi chi ha autorizzato questo gioco di varianti, chi ha elaborato e approvato progetti che – parrebbe – sarebbero stati ab ovo insufficienti, carenti, o altro.
E’ casuale o altrimenti privo di significato che, in molti casi, il RUP (Responsabile Unico del Procedimento prescritto dalla legge, e figura centrale in questi casi) sia il medesimo? Che differenza c’è tra subappalti e subaffidi e, nuovamente, è casuale che spesso si sia utilizzata questa seconda procedura che, anche nominalmente, sembra meno trasparente e più fiduciaria? Si sono finanziate voci di spesa non finanziabili o elargiti incarichi fiduciari per i collaudi? Quali dirigenti ed, eventualmente, quali docenti del nostro ateneo hanno operato all’interno di queste procedure e possono oggi dare un contributo di chiarificazione e comprensione a beneficio dell’intera comunità accademica?
È doveroso insomma chiedersi adesso chi pagherà per questi errori, i cui effetti colpiscono indistintamente tutta la comunità accademica e soprattutto -come sempre- i più giovani. Quanti Dottorati di ricerca, infatti, si sarebbero potuti finanziare con parte di tale cifra? Quanti progetti avrebbero potuto essere sostenuti? Quale concreto miglioramento delle strutture -fisiche e logistiche- se ne sarebbe potuto ottenere? Mentre alcuni candidati alla carica di Rettore enfatizzano la posizione negativa dell’Ateneo di Catania in varie classifiche -i cui criteri di compilazione, va detto, sono spesso comunque discutibili- sarebbe opportuno e necessario chiedersi quanto e come abbia inciso su tale collocazione la perdita di simili risorse finanziarie.
E trarne quindi la conclusione che senza una netta discontinuità rispetto alle pratiche amministrative del rettorato del collega Antonino Recca, ogni altra dichiarazione risulta manchevole. E forse sta anche qui una delle ragioni della “guerra santa” che è stata scatenata contro il collega Giacomo Pignataro, sino a costringere l’Ateneo a nuove elezioni prima della scadenza naturale del suo mandato. Forse la ragione – pensano ormai in molti – sta anche nel modo in cui sono stati pensati gestiti, finanziati i progetti della Torre biologica, del Polo tecnologico di Ingegneria, del Polo didattico di Giurisprudenza… Questioni, come si vede, assai concrete.
Attendiamo sereni le risposte a queste inevitabili domande sul passato e quindi sul futuro dell’Università di Catania.”
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