Dal convegno svoltosi a Benevento su Innovazione e Mezzogiorno presso la sede dell’Associazione Futuridea emergono previsioni nettamente sfavorevoli sul futuro delle università meridionali. A esprimersi in tal senso è soprattutto il presidente della Svimez, Adriano Giannola, il quale addirittura ha parlato di “un progetto per distruggere le università del sud, che sta andando avanti con cinismo da circa 9 anni, e che rischia di farle sparire nel giro di 15 anni”. Questo “progetto” riguarderebbe innanzitutto i criteri di distribuzione delle risorse, che con tutta evidenza vanno a privilegio del Nord, come la scelta di dare meno finanziamenti alle università con più studenti fuori corso con ovvia penalizzazione del Mezzogiorno: “Al Sud – sottolinea Giannola – ci sono più studenti fuori corso a causa di difficoltà oggettive, come essere pendolare e dover impiegare tutti i giorni ore per arrivare all’università”. Poi un altro criterio è dare più fondi a chi ha la maggiore capacità di attrarre investimenti da privati ma “è ovvio – rileva Giannola – che in una realtà con difficoltà di sviluppo e con poche imprese è più difficile attrarre investimenti di questo tipo”.
Ovviamente se i finanziamenti diminuiscono, anche l’offerta formativa al Sud sarà sempre più carente, per cui si tende a cadere in un circolo vizioso: gli studenti del Sud fuggono al Nord abbassando il numero di iscritti al Sud e con essi ancora altri finanziamenti. Turbamento proviene anche da Gaetano Manfredi, rettore della Federico II di Napoli rivelandosi “preoccupatissimo per l’emigrazione studentesca” e affermando che “se una regione perde il suo capitale umano non ha futuro. La colpa non è di chi va via – seguire le opportunità è legittimo- ma della meritocrazia messa in discussione”. Si tratta di un dato messo in evidenza anche dai più recenti dati statistici, come Almalaurea e Ocse, che segnalano un buon 39% di “cervelli meridionali in fuga” verso il Nord, ossia studenti che scelgono di frequentare l’università altrove. Sono purtroppo certezze che non fanno altro che ampliare il divario esistente tra le due parti d’Italia e lo evidenziano anche gli studenti di Link-Coordinamento Universitario: “Servono al più presto norme in controtendenza rispetto a quelle attuali nella ripartizione dei fondi che, con l’aumento della quota premiale, non fanno che rendere ancora più profonda la spaccatura tra Nord e Sud, obbligando gli atenei a competere in un regime di risorse scarse per strapparsi l’un l’altro i fondi a disposizione”. La soluzione? Giannola invita alla valorizzazione delle risorse umane e geografiche del Mezzogiorno come punto di partenza per la ripresa; secondo il presidente Svimez, infatti “il Mediterraneo è pieno di tragedie ma è anche pieno di opportunità, vi transita tanta ricchezza ma il porto di Taranto è stato chiuso, Napoli non fa niente per avere un porto decente”.
Cambiare verso per Giannola vuol dire anche puntare sulla sostenibilità: “il Mezzogiorno è il luogo delle energie rinnovabili, trasformiamo Napoli da metropoli che emette CO2 in un’area che non la emette, usando le nuove tecnologie, come la geotermia”.
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