UNIVERSITÀ – In Italia tasse da record, dopo Inghilterra e Paesi Bassi

La vita di noi poveri universitari quest’anno è tutto fuorché monotona e banale: infatti, proprio mentre continua la battaglia contro il nuove Isee che restringe la possibilità di ricevere una borsa di studio, arriva una conferma sul caro-università in Italia.

A fornirla è il rapporto di Eurydice, supporto alla Commissione per il lavoro intrapreso in ambito educativo che fotografa il panorama di tasse universitarie e forme di supporto agli studenti in Europa. L’Italia resta al terzo posto come importi medi delle tasse, dopo Inghilterra e Paesi Bassi: gli studenti iscritti sia alla laurea di primo che di secondo livello pagano in media 1220 euro all’anno, partendo da un minimo di 195/199 euro all’anno, per arrivare ad un massimo di 2065.

«Il confronto con i principali paesi europei è impietoso», sottolinea l’Unione degli universitari. In Germania, ad esempio, la tassazione media è di 50 euro: un importo riferito esclusivamente alle spese amministrative, spese che oltretutto in alcuni lander non sono neanche a carico degli studenti. Per quanto riguarda la Francia, il 35% degli studenti gode di un esonero completo sulle tasse, contro il solo 12% dell’Italia: e le rette sono comunque più che accettabili: 184 euro all’anno per il primo ciclo, 256 per il secondo. In Belgio, nella comunità francese, il 70% degli studenti paga il massimo delle tasse, che però ammonta a 836 euro l’anno, e comunque il 20% riceve un contributo. In Austria non ci sono tasse per gli studenti europei, e il 15% degli studenti riceve anche un contributo economico.

In Inghilterra, dove le tasse sono ben più alte dell’Italia (vanno dai 5429 ai 12.755 solo per il primo ciclo), c’è però un meccanismo di aiuto ben più solido, perché il 68% di chi ha richiesto una borsa di studio nel 2013-2014, l’ha poi ottenuta.

Nel complesso, gli studenti delle università pubbliche italiane nel 2014 hanno versato 1,5 miliardi di euro in tasse universitarie, ben il 24% dei finanziamenti statali alle università stesse. «Questi dati dimostrano come le tasse universitarie, introdotte come strumento di solidarietà tra studenti siano diventate una delle principali fonti di sostentamento del sistema universitario», sottolinea il coordinatore dell’Udu Jacopo Dionisio.

Ma tocchiamo un altro tasto dolente: le borse di studio. Beh, se siamo messi male per quel che riguarda le tasse, forse ci salviamo grazie alle borse di studio! Eh no. Forte anche il divario tra l’Italia e gli altri Paesi europei riguarda anche il supporto dato agli studenti: le borse di studio vanno dai 1925 ai 5108 euro, e vengono erogate sia in base ai meriti accademici che ai bisogni economici delle famiglie, ma l’importo viene stabilito dalle autorità regionali. A beneficiarne è solo 8% della popolazione studentesca.

In Francia, invece, i beneficiari di sostegno sono il 34%; in Germania, il valore medio del sostegno è di 5.300 euro, e ne usufruisce ben il 25% degli universitari. Questi dati sono lo specchio dei finanziamenti sul sistema.

Nel 2014, l’Italia ha investito 490 milioni di euro per le borse di studio, di cui ben 225 milioni provenienti dalle tasse degli studenti. In ogni caso, si tratta di briciole, in confronto ai circa due miliardi di Francia e Germania. E le risorse per il prossimo anno, 2015-2016, non sono ancora state definite. E il nostro caro Ateneo? Non si comporta affatto male: le tasse sono invariate da un bel po’ di tempo.

Anna Fuoti

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