Sono moltissimi gli ambiti che sono stati influenzati o addirittura rivoluzionati, a seguito dell’avvento di Internet.
A cambiare, è stata soprattutto la divulgazione e la raccolta delle informazioni. In un’ottica di tipo commerciale, estesa anche al controllo ed alla sicurezza, questo ha comportato un’aggiornamento ed una modernizzazione delle tecniche adottate per effettuare indagini ed analisi, ma anche dei modi utilizzati dagli utenti di un prodotto per informarsi, aggiornarsi e fornire un feedback.

In virtù di ciò, non suona quindi così strano che la FDA (Food and Drug Administration), il famoso ente governativo statunitense che si occupa di regolamentare prodotti farmaceutici ed alimentari, stia lavorando per stringere un accordo di collaborazione con un gigante del web come la Google inc. La potenziale collaborazione sarebbe mirata all’operazione di farmacovigilanza, ossia il processo di individuazione, valutazione e prevenzione delle reazioni avverse da farmaci dopo la loro immissione in commercio.
Ma perché includere il famoso motore di ricerca ad un network consolidato che collega governi, cittadini, aziende, farmacie e centri sanitari di qualunque tipo? La risposta risiede in alcuni avvenimenti recenti. Ad esempio, due anni fa, Microsoft ha effettuato uno studio, il quale dimostrava l’utilità del monitorare le ricerche effettuate sui motori web. L’analisi si basava principalmente su un fatto singolare: la frequenza con la quale gli utenti nelle loro ricerche accoppiavano parole chiave legate a un ipocolesterolemizzante con “antidepressivo” ed altre che invece rimandavano a iperglicemia (zucchero nel sangue, diabete, bocca secca eccetera). Da questo semplice dato statistico, gli studiosi sono stati in grado di scoprire che l’uso associato di pravastatina, appunto un ipocolesterolemizzante, e la paroxetina , un antidepressivo, causava una situazione di iperglicemia.

Da ciò segue l’ipotesi cardine della trattativa, ossia che quotidianamente, utenti di tutto il mondo, pur non compilando una scheda ed effettuando una segnalazione, come richiede il metodo tradizionale di farmacovigilanza, utilizzino Google in una maniera simile, associando il nome di un farmaco che hanno assunto a dei sintomi che hanno accusato, sintomi evidentemente spesso non riportati sul foglietto illustrativo e quindi non riscontrati negli studi preliminari al lancio del farmaco.

Daniele Di Stefano

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