Sesso a scuola, l’ultima tendenza che si sta diffondendo degli istituti di tutto il mondo. È recente la notizia di un professore che favoriva, in Inghilterra, gli incontri sessuali tra i suoi studenti in aula e, allo stesso, tempo forniva i preservativi. Dall’Italia arriva invece la nuova moda delle “baby doccia”.
Si chiamano così e sono ragazze adolescenti, tra i 14 e i 15 anni, che si concedono nei bagni degli istituiti scolastici ai propri coetanei. Le “baby doccia” fanno sesso con i propri compagni di scuola nel cambio dell’ora, per avere denaro o favori. Il fenomeno ha avuto inizio nella zona di Milano e si è poi esteso nel Sud, soprattutto in Campania.
Non si tratta di singoli episodi ma di una vera e propria moda, come si evince dalle dichiarazioni di una delle baby doccia che si racconta su Il Fatto Quotidiano: “Nel mio gruppo eravamo sei o sette, erano tutte baby doccia. Non c’era nessuna che non l’aveva fatto, anche perché sennò non avrei cominciato neppure io. Però non lo facevo spesso, mi capitava due o tre volte al mese. Per il primo mesetto andavo sempre con lo stesso ragazzo, poi lui si è trovato un’altra. Ma non ero gelosa perché non era una cosa seria, altrimenti avrei preferito una relazione invece che continuare a incontrarci nei bagni di scuola. Poi ho cominciato a cambiare partner anche io”.
Come funziona? Basta lanciare un’occhiata per fare capire al ragazzo che la baby doccia si concede. In altri casi, la ragazza riceve l’sms con scritto “SSS”, un codice speciale che significa sesso; la baby doccia dà la conferma e poi il tutto avviene nel cambio dell’ora.
“Pensi: chissà cosa si prova. Se lo fanno le mie amiche, un motivo ci sarà. La prima volta mi è capitato perché mi annoiavo e non sapevo che fare durante una lezione – racconta la ragazza – Questo ragazzo mi ha mandato il messaggio con le tre S e io sono uscita e l’ho raggiunto. Le mie amiche mi aspettavano su di giri al ritorno, sono stata al centro dell’attenzione per giorni. Dopo la prima, la seconda, la terza volta diventa normale. Il rapporto con questi ragazzi? C’era molta indifferenza, come se non stesse succedendo nulla”.
“Non lo facciamo per raggiungere il piacere – continua – ma giusto per il piacere di farlo. Lo stato d’animo dopo? Non ci pensavo tanto. Provavo a non pensarci troppo. Perché altrimenti cominciavo a dire: forse sto sbagliando, forse non dovrei vendermi così tanto, con tutti questi ragazzi. Ma era una cosa che mi divertiva. Aveva significato solo se il ragazzo mi piaceva, altrimenti non mi faceva né caldo né freddo”.
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