Categorie: ArteAttualità

Ruqaya Fawziya, la prima donna irachena ad aprire una “libreria”

Chi, all’indomani della terribile vicenda della Biblioteca di Mosul, saccheggiata e incendiata dai militanti dell’Isis in Iraq, aprirebbe una libreria a Baghdad?

A farlo è stata una coraggiosissima donna che ad Al-Mutanabbi Street, cuore intellettuale della città, apre la prima libreria-bancarella gestita da una donna. Siamo di fronte a un cambio di polarità, siamo di fronte al desiderio di riscatto da parte di molti cittadini iracheni che, nonostante la violenza quotidiana con cui fanno i conti cercano di riscattarsi facendo leva sulla cultura, una cultura non più esclusiva ma per tutti. La cultura rende liberi, l’ignoranza rende schiavi. Ed è così che Ruqaya Fawziya, ventiduenne, reclama il diritto alla conoscenza, sfidando, come tutti coloro che come lei hanno aperto le loro librerie itineranti, chiunque vi si opponga. Sfida gli stereotipi: perché è la prima donna ad aprire una libreria bancarella, gesto significativo di una svolta sul piano dei rapporti sociali. Già un primo cambiamento si è visto con l’elezione, lo scorso 22 febbraio, di Baghdad a Dhikra Alloush, la prima donna a essere nominata sindaco. Si tratta di un incarico importante, equiparato in Iraq alla carica di uno ministro che risponde direttamente al premier Haidar al Abadi.

Tornando alla storia della libraia, la sua iniziativa è una conseguenza del terribile attentato del 2007 che ha visto coinvolte e uccise 27 persone. Dopo la strage, per iniziativa di un libraio californiano, è stato avviato il progetto “Mutanabbi Street Starts Here” che, per solidarietà ai librai e lettori di Baghdad, ha raccolto pubblicazioni di 260 artisti di tutto il mondo costituendo una mostra itinerante.

Ruqaya racconta di essere stata sostenuta dalla sua famiglia e da tutte le persone alle quali raccontava il suo progetto di vendere libri per strada. Nessuno l’ha finora molestata, come racconta lei stesso nel sito bookpatrol, anche se la gente la guarda spesso con sorpresa, stupore dal momento che risulta piuttosto insolito vedere una donna libraia. Il suo coraggio  è lodevole, molti infatti sono quelli che la incoraggiano a proseguire il suo lavoro. Oggi Baghdad  si configura come una società diversa dal passato, diversa nei modi di fare e di pensare: da un lato infatti c’è una profonda depressione, tanto immobilismo mentre dall’altro tanta voglia di cambiare. Dhikra Alloush, così come la libraia e tante altre donne che ogni giorno lottano a difesa dei loro diritti sono esempio di uno spiraglio di cambiamento sul piano della parità di genere.

Maria Eleonora Palma

Autore - Sono nata il lontano 24 Novembre del 1993 a Vittoria, una piccola città in provincia di Ragusa. Mi divido tra Catania, dove frequento il primo anno della facoltà di Scienze e Tecniche Psicologiche, e la mia città natale che amo tanto e a cui sono legati ricordi, amicizie e impegni vari. Sono una persona piuttosto socievole e accogliente, amo fare nuove esperienze (per questo piuttosto spesso mi ritrovo in situazioni buffe e stravaganti, comunque… sorvoliamo la faccenda!). Mi piace molto scrivere, leggere libri di tutti i generi e sono da ormai 4 anni educatrice in ACR (Azione Cattolica Ragazzi). I bambini sono il mio piccolo laboratorio: mi piacerebbe in futuro lavorare con loro, e grazie a questa opportunità ho scoperto pian piano che i bambini non sono dei piccoli “mostriciattoli capricciosi”, anzi un continente di emozioni, pensieri e comportamenti da scoprire. E’ molto bello e gratificante lavorare e avere a che fare con loro, spesso sono più sensibile e profondi degli adulti. Mi piacciono gli animali, anche se per ragioni di spazio, non ne tengo alcuno a casa. L’ultimo libro che ho letto è Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, uno dei miei libri preferiti, riletto più volte, questa è la terza, e credo uno dei testi meglio riusciti sull’autismo infantile. Non appena riuscirò a ritagliarmi un po’ di tempo, vorrei iniziare un corso di fotografia. Quello che mi manca è la Reflex, ma questo non è un problema.

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Maria Eleonora Palma

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