Era stato preannunciato già dal 2014, ma adesso finalmente ne sappiamo qualcosa in più, e presto le informazioni saranno ufficiali: il Disegno di Legge Concorrenza del ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, sbarcherà al vaglio del consiglio dei Ministri il prossimo 20 novembre, ma ha già suscitato un’entità di polemiche non indifferente. Dalla bozza che sta circolando in queste ore, è infatti chiaro che le liberalizzazioni proposte dal governo Renzi riguarderanno i settori più disparati e, specialmente nel settore farmaceutico, si imporranno come il next step del percorso intrapreso nel 2012 dal governo Monti.
Il primo punto toccato è il numero di farmacie presenti sul territorio nazionale.
La norma attuale, impostata sul decreto Monti, prevede infatti la possibilità di aprire una farmacia ogni 3.300 abitanti, e da essa sono scaturiti una serie di concorsi che permetteranno l’apertura di 222 nuove farmacie soltanto in Sicilia (e se volete saperne di più sullo strano esito delle graduatorie nella provincia di Catania vi consigliamo di seguire leggere qui), la bozza del ddl Concorrenza prevede invece due ipotesi distinte.
La prima ipotesi riguarda l’effettivo dimezzamento della soglia del numero di abitanti, che dovrebbe quindi comportare un raddoppio del numero di farmacie, con la presenza di una farmacia ogni 1500 abitanti.
La seconda ipotesi offre invece la possibilità al Comune di decidere il numero di farmacie di possibile apertura, senza una soglia massima di abitanti da rispettare, ma con ancora valido l’obbligo di almeno una farmacia ogni 3.300 abitanti. Questa ipotesi, suggerita dall’Antitrust, andrebbe attuata semplicemente modificando la legge n. 475/1968, inserendo dopo le parole “una farmacia”, la seguente “almeno”, così da trasformare il numero massimo in numero minimo. E’, inoltre, tuttora in vigore un altro limite, risalente alla legge Bersani del 2006, ossia quello delle quattro licenze per società di farmacisti. Ebbene, entrambe le ipotesi di liberalizzazione prevedono l’abolizione di tale limite; in tal modo, potrebbe cominciare una nuova era, quella delle grandi catene di farmacie gestite dalle società.
Il secondo punto è il tema farmaci equivalenti. Il decreto Balduzzi del 2012, prevede attualmente che in sede di revisione e aggiornamento del Prontuario farmaceutico nazionale, “i medicinali equivalenti, ai sensi di legge, ai medicinali di cui è in scadenza il brevetto o il certificato di protezione complementare non possono essere classificati come farmaci a carico del Servizio sanitario nazionale con decorrenza anteriore alla data di scadenza del brevetto o del certificato di protezione complementare, pubblicata dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi delle vigenti disposizioni di legge”. Se il nuovo ddl Concorrenza sarà approvato, anche questa norma sarà abrogata e ciò si tradurrà in una più rapida rimborsabilità dei farmaci equivalenti da parte del SSN.
L’ultimo punto riguarda, infine, i farmaci di fascia C con ricetta. Questa tipologia di farmaci non è considerata dal SSN come “salvavita”, in quanto utilizzata per patologie minori o di lieve entità, ed è quindi a totale carico del paziente, ma, nonostante questo, la vendita dei farmaci di fascia C è attualmente diritto esclusivo delle farmacie. Anche in questo caso, la bozza prevede due ipotesi distinte: nel primo caso la possibilità per Parafarmacie e corner dei supermercati di vendere sia i branded che gli equivalenti, nel secondo caso la liberalizzazione soltanto degli equivalenti.
A dirsi molto soddisfatto, è stato ovviamente Davide Gullotta, presidente della Federazione nazionale Parafarmacie italiane. Gullotta, in un estratto della sua dichiarazione, afferma che «su questo dossier la Guidi sta gettando il cuore oltre l’ostacolo: adesso tocca al premier Renzi scendere in campo al suo fianco».
Non è dello stesso avviso Annarosa Racca, presidente di Federfarma, affermando che «ulteriori interventi a danno del servizio farmaceutico» avrebbero come conseguenza quella di «avvantaggiare unicamente i grandi gruppi commerciali». La Racca si è inoltre fatta scudo delle sentenze emanate negli anni dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Giustizia Europea, evidenze, a suo dire, di come le regole che ordinano il servizio farmaceutico italiano siano riconosciute come “garanzia dei cittadini e dell’efficacia dell’assistenza”.
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