Comunicato Arci gay Catania (prelevato integralmente dalla fanpage dell’Associazione) – Ieri mattina alle 5:15 (giorno 1 novembre ndr) un gruppo di ragazzi vicino alla nostra Associazione si reca, come solito fare dopo una serata a lavorare in discoteca, a “prendere un pezzo” [di tavola calda n.d.r.] al famoso bar Etoile di via Dusmet a Catania. Dentro al bar, mentre uno di loro era in fila per il turno, viene insultato con i soliti epiteti disgustosi da cinque altri avventori che, come lui, erano vicini al bancone. Non contenti, quando il ragazzo, una volta servito, gli passa davanti per andarsene, uno di loro gli assesta un calcio. Il ragazzo – esempio di self control e prudenza insieme, poiché siamo stati educati alla prudenza da questo schifo di patriarcato! – si avvicina al suo fidanzato e gli racconta quanto accaduto. Questi si avvicina al gruppo di balordi e, anch’egli con toni pacati, chiede spiegazioni e difende il fidanzato aggredito. Davanti a tutti, compresi i camerieri che non hanno fatto nulla!, i balordi schiaffeggiano e insultano il secondo ragazzo andato in difesa del fidanzato. Il tutto, ribadiamo, nell’assoluta complice indifferenza dei lavoratori al bancone e di un cassiere che, in base alle dichiarazioni dei ragazzi aggrediti, avrebbe potuto non essersene accorto a causa della folla.
La città di Catania, è sotto gli occhi di tutte e tutti, sta vivendo una lenta, ma inesorabile deriva civile e umana; senza dar conto di tutti gli atti contro le persone consumati negli ultimi giorni – alcuni terribili più di altri
come il caso del femminicidio di Veronica Valenti – solo ieri si sono verificati due casi di aggressione contro persone appartenenti alla nostra Comunità.
Ciò che ci ha maggiormente colpiti dal resoconto del giovane picchiato è la sua fiducia tradita da un luogo che frequenta da molti anni, un luogo che dopo le serate nelle discoteche gay ne diventa una succursale perché tutte e tutti siamo andati/e almeno una volta a prendere un cornetto o della rosticceria lì alle cinque di mattina; un luogo in cui, appunto, molti di noi hanno speso parte del loro tempo e anche dei loro soldi.
Ciò che ferisce è la fiducia tradita; perché purtroppo gay, lesbiche, transessuali sappiamo sempre dove siamo, in che luogo ci troviamo e il suo grado di ostilità e la conseguente tranquillità dei nostri comportamenti: è una triste realtà, ma finché non rivoluzioneremo le nostre vite è e sarà così.
Catania sta vivendo un periodo buio, dobbiamo dircelo e dobbiamo dirlo alla e nella nostra Comunità. Dobbiamo stare all’erta e dobbiamo essere pronti/e a reagire.
Non crediamo che il boicottaggio sia l’arma migliore, nel senso del “cambiare aria e zona”, perché il risultato sarebbe la vittoria di quei balordi che hanno agito violenza sul nostro amico e compagno. Ma sarebbe altrettanto ingiusto continuare a dare soldi a chi assiste indifferente alla violenza perpetrata contro di noi – che è poi la violenza contro chiunque; contro lo straniero, contro la femmina, contro l’alterità.
Non dobbiamo tornare a nasconderci, oggi più che mai! Dobbiamo, invece, continuare a farci vedere, perché la visibilità è l’arma che attesta la dignità del nostro esistere. Ma dobbiamo farlo con prudenza, come i compagni gay e le compagne lesbiche di Harvey Milk a Castro che si organizzarono nel boicottaggio economico sì, ma anche nell’invasione favolosa dei quartieri e della città e nella capacità di difendersi, di organizzarsi, di fare Comunità per davvero!
La città di Catania si abbrutisce e nelle scuole i dirigenti scolastici hanno paura di farci entrare per fare educazione alle differenze e l’Amministrazione comunale ci nega gli spazi per creare presidi di formazione/informazione su HIV e altre infezioni sessualmente trasmissibili e per realizzare una struttura di prima accoglienza per giovani gay, lesbiche e transessuali buttati/e fuori di casa.
Perciò dobbiamo auto-organizzarci, dobbiamo imparare anche dalle offese che subiamo quotidianamente, perché se ci offendono significa che ci vedono deboli e soli. Mentre noi sappiamo che siamo in grado di essere forti, forti nella gioia e nella favolosità, ma anche forti nell’autodifesa e nel creare una Comunità davvero coesa.
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