Impressioni sulla nostra terra dal Giappone con furore
Quando parliamo di luoghi come Cina, Giappone o in generale posti con circa dieci ore di fuso orario rispetto a dove ci troviamo noi, spesso pensiamo che tutto sia completamento diverso dalla nostra realtà e magari ci ritroviamo a ragionare per luoghi comuni. “La Cina? No, lì mangiano i gatti, non ci andrei mai!”. “In Giappone si mangia pesce crudo, mica voglio morire di fame!”. Pensieri sentiti e risentiti. Cosa bisognerebbe fare per sfatare questi miti? Di sicuro viaggiare molto e aprire occhi e mente. Ma, come si dice, se Maometto non va alla montagna…sarà la montagna ad andare da lui! E, a proposito di Oriente, la S.D.S. di Lingue a Ragusa si è trovata ad ospitare cinque giovani giapponesi per circa tre settimane. Le ragazze, arrivate agli inizi di Marzo, sono ritornate in Giappone giusto alla fine del mese scorso e, durante la loro permanenza, sono state ospitate da alcune ragazze della facoltà, che in loro compagnia hanno sicuramente avuto la possibilità di approfondire meglio la cultura di provenienza delle loro ospiti (e magari ne hanno anche approfittato per farsi dare una mano con qualche ideogramma più complicato!).
Ragazze semplici, studentesse esattamente come noi, iscritte ad Agraria o a Medicina o anche in Relazioni Internazionali…presentazioni, qualche scambio di battute e un piccolo ricorso all’inglese quando, pur ricorrendo a tutta la propria conoscenza della lingua nipponica, a volte non era possibile capirsi subito. Hanno insegnato ai ragazzi favole, canzoni, a scrivere gli ideogrammi nel modo corretto con qualche piccola lezione di calligrafia; tutto questo per rendere lo studio di una lingua difficile come il giapponese più divertente, perché dietro ogni lingua c’è sempre un mondo intero da apprezzare e da capire al meglio.
Tuttavia, sebbene i linguisti abbiano avuto parecchio da apprendere da queste ragazze nel corso di questi giorni, di certo anche loro non sono rimaste immuni alla curiosità di conoscere meglio il nostro paese! Dai piatti tipici alle parole base nella conversazione italiana, anche loro hanno cercato di fare tesoro dell’esperienza che hanno vissuto. Per questo motivo, abbiamo deciso di intervistare una di loro: Miho Yamamoto, 21enne che studia per insegnare la lingua giapponese agli stranieri. Ecco cosa ci racconta della sua esperienza, che possiamo in parte ripercorrere attraverso alcune delle foto di Roberta Vella, che ha immortalato in digitale alcuni dei momenti più belli della loro permanenza in Italia.
Parliamo della cucina, il nostro punto forte. Qual è il piatto più buono che hai mangiato da quando sei qui?
Miho: Direi che ce ne sono molti! Spaghetti, piadine, salse ai funghi…e per quanto riguarda le specialità siciliane ho mangiato arancini, cannoli…mi è piaciuto tutto davvero moltissimo!
Ti va di parlarmi di qualche tua impressione sulla città e sull’università?
Miho: La città mi è piaciuta tantissimo, così come l’università! Il fatto che in classe siate così pochi (in Giappone siamo centinaia in un aula!) rende lo studio migliore e la conversazione in lingua coi professori aiuta molto gli studenti.
Ho anche saputo che siete state a Roma. Piaciuta la città eterna?
Miho: Sì, è davvero bellissima. Anche se, ad essere sincera, l’ho trovata un po’ caotica…la gente va molto di fretta! Qui, invece, siete tutti così calmi…
Se ti chiedessi di fare qualche piccola differenza tra Italia e Giappone, cosa salterebbe più all’occhio?
Miho:Beh, da dove cominciare? Allora…gli orari dei pasti sono diversi rispetto all’Italia. Prima di tutto, noi dobbiamo assolutamente fare colazione prima di uscire di casa, è un’abitudine che ci è stata data fin da piccoli dagli insegnanti. Di solito, mangiamo tra le 12 e le 13, più o meno come in Italia, ma per quanto riguarda la cena, massimo alle 19 siamo a tavola! Qui a volte si comincia a mangiare alle 21…
Per quanto riguarda la città, io vivo a Tokyo, una città super caotica! Le persone vanno sempre di fretta e spesso usano mezzi i mezzi pubblici (autobus, treni, ecc…). La mattina e la sera i mezzi di trasporto sono talmente pieni di pendolari e studenti che a volte devo aspettare anche 40 minuti o addirittura un’ora prima di prendere un treno!
E l’università? Visto che studi lingue anche tu, quali pensi che possano essere le differenze nell’apprendimento di una lingua straniera?
Miho: A prescindere dai tanti studenti in un’aula, effettivamente ci sono delle differenze nello studio delle lingue straniere. Per due anni, frequentiamo una lezione di lingua straniera a settimana, dove un insegnante giapponese ci insegna nozioni di grammatica, a scrivere correttamente, ci fa ascoltare qualche canzone, ma non conversiamo in lingua. Durante il secondo anno, per quanto riguarda lingue come Francese, Tedesco, Coreano o Cinese, l’insegnante è madrelingua e iniziamo a fare conversazione. Anche se le regole sono un po’ diverse, alla fine riceviamo comunque una buona preparazione!
Un’ultima domanda: pensi che, dopo questa esperienza, un giorno tornerai in Italia?
Miho: Sicuramente! Voglio assolutamente ritornare per incontrare di nuovo Michela, che mi ha ospitato durante queste settimane, e tutti gli altri ragazzi conosciuti qui! E’ stata davvero un’esperienza fantastica!
Dopo quest’intervista, ecco ciò che possiamo dedurre. La cultura è un qualcosa di vastissimo, e non sempre la si apprende tutta dai libri…anche con qualche domanda qua e là, può aprirsi davanti a noi un mondo completamente nuovo, affascinante e tutto da scoprire. Ringraziamo quindi Miho per averci regalato un po’ della sua quotidianità e speriamo che lei e tutte le altre ragazze vengano di nuovo a trovarci..o magari speriamo di ricambiare la visita prima o poi!
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