ll fatto che poi questo scoop non abbia un unico responsabile, ma sia riferibile ad una varietà di locali, punti di riferimento della movida catanese, certamente non aiuta i cittadini a stare tranquilli : artefici del malefatto sono stati sia esercizi commerciali un pò più ” di nicchia ” come i ristoranti cinesi, sia quelli più “ in “, dove chissà quanti ragazzi hanno portato la ragazza piaciuta, solo per far colpo!
La verità è che, anche se si è sempre saputo che non c’è cucina più pulita e più sana di quella di casa propria, inizialmente, dopo questo brutto episodio, ci penseremo due volte prima di andare a mangiare fuori . Forse all’inizio, rifiutermo inviti preferendo un pasto a casa o diventeremo più attenti osservatori e critici di quello che ci viene servito nel piatto, poi però, come per tutte le cose, passati un paio di mesi, torneremo negli stessi locali di sempre, confidando che multe e cattiva pubblicità siano state sufficienti a mettere in guardia i ristoratori in merito alla conservazione dei cibi.
Il fatto è che, il consumatore, sia per l’aspetto sanitario,che per quello commerciale, che anche per quello alimentare, risulta essere sempre la categoria più debole , in quanto è costretto a fidarsi dell’imprenditore, che in questo caso, è il ristoratore.
Il fatto stesso di recarsi presso un ristorante, può essere visto poi come un contratto che si sottoscrive a scatola chiusa…
Infatti, anche se impercettibile, e lo facciamo quasi senza accorgercene, quando ci sediamo al tavolo di un ristorante e precisamente, nel momento in cui facciamo la nostra ordinazione e il cameriere di turno ne prende nota, è come se stipulassimo un contratto; nella fattispecie si parla poi di contratto atipico di scambio di beni e servizi ( rispettivamente, le vivande e quelli di sala ) dietro il pagamento di un corrispettivo ( il conto ).
Allora in quanto contraenti,abbiamo dei diritti? Certo che ce li abbiamo, e questi si manifestano nello standard di qualità di servizi che devono essere offerti al cliente, e nella loro corretta commercializzazione, onde evitare che questo venga raggirato.
Ad esempio, non è andare contro la correttezza dovuta al cliente, prevedere un aumento di prezzi in periodo di festività, lo è però non indicarlo nel listino; allo stesso modo, è lecito richiedere un supplemento di prezzo per pane e coperto, purchè sia sempre risultante dalla carta dei prezzi.
E che dire del conto ? Dobbiamo ricordarci sempre di richiedere al momento del pagamento, la ricevuta fiscale o la fattura, perchè non farlo significa non solo agevolare il ristoratore a scapito di noi clienti, ma anche aiutarlo a commettere il reato di furto, perchè si appropria indebitamente dell’Iva e risparmia sulle tasse dovute allo Stato.
Che il cliente abbia sempre ragione non è poi così scontato, però ,almeno a tavola, facciamo valere i nostri diritti e teniamo il coltello dalla parte del manico!
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