Al momento della partenza non sapevo cosa mi aspettava, dove avrei alloggiato, chi mi avrebbe accolto e come sarei riuscita a integrarmi; al momento di tornare in Italia una sensazione di tristezza mi assalì, data dalla malinconia di dover lasciare quella nazione, quella gente e quell’ambiente che per più di un mese aveva rappresentato la mia quotidinanità.
Per quanto riguarda il lato pratico e la vita di tutti i giorni, i mezzi di trasporto sono puntuali e ti permettono di attraversare l’intera città in un’ora circa; anche i collegamenti con il resto della Polonia e con la vicina Germania sono efficienti (il biglietto del treno, che impiega meno di due ore per raggiungere Berlino, ha un prezzo pari a € 10,00); il costo della vita è abbastanza basso e, per chi proviene dall’Italia, sicuramente conveniente: un euro corrisponde a circa 4 zloti, e se non hai troppe pretese con 15 zloti (circa € 4,00) riesci a pranzare o cenare; con 40 zloti (i nostri € 10,00) puoi acquistare il fabbisogno alimentare per una decina di giorni; e poi la gente…la parte migliore: sono affabili, cordiali, disponibili e gentili, soprattutto nei confronti degli stranieri, sono disposti a darti una mano e aiutarti nel momento del bisogno come meglio possono.
La prima tra tutte le cose che amo della Polonia, nonostante abbia visitato solamente un paio di città, tra cui la capitale, Varsavia, è quella percezione di sentirmi a casa, di sapere esattamente dove andare, che strada seguire, che via imboccare, a che angolo svoltare, quasi come se in una vita precedente avessi trascorso
decenni tra quei viali alberati di Zeromskiego e tra quei sentieri asfaltati di Plac Rodla. E la mattina del mio ritorno più che mai ebbi questa sensazione: in quale “casa” sto per tornare se a casa son già? Appare illogico, folle e insensato. Come puoi pretendere di far tua una città in un così breve periodo di permanenza? Eppure la sensazione di accoglienza che ebbi sin dall’inizio fu talmente evidente da non poter essere negata.
Ma guardiamo più da vicino l’ambito universitario e cerchiamo di capire come funziona il sistema polacco. Innanzitutto la prima differenza che salta immediatamente all’occhio rispetto alla penisola italiana riguarda l’iscrizione nelle facoltà: grazie a una riforma avvenuta circa 4 anni fa, non è più condizione necessaria il superamento del test di ingresso. In secondo luogo non è obbligatorio seguire le lezioni, la cui scelta ovviamente dipende poi dal libero arbitrio di ciascuno studente e dal suo trarre nozioni proficue nel caso in cui opti per la frequenza; infine la maggior parte degli esami, con qualche distinzione a seconda dell’indirizzo scelto, è scritta. A questo punto è però il caso di specificare un dato importante: l’università polacca è gratuita. Nessuna tassa, nessun contributo, nessuna somma da versare; ma non finisce qui: lo Stato da la possibilità, a coloro che per motivi familiari o lavorativi non possono frequentare l’ambiente universitario durante i classici orari del giorno durante cui si tengono le lezioni, di partecipare a corsi serali, o ancora di seguire le lezioni che si ritengono opportune durante il fine settimana; tre le scelte, di cui solamente le ultime due prevedono il pagamento di una somma di denaro (che ammonta a circa € 2.000 totali per chi ad esempio intende scegliere il corso di studi in giurisprudenza). Fate voi stessi il calcolo rispetto a quanto noi paghiamo qui e traetene le relative conclusioni.
Se vogliamo considerare le classiche spese a cui deve far fronte uno studente, orientiamoci intanto sugli affitti. Quanto costa affittare un appartamento o una stanza in Polonia? Distinguendo tra centro e periferia, il prezzo varia dai 1.000 ai 2.500 zloti, per quanto riguarda un intero bilocale; mentre la somma si aggira intorno ai 600 zloti se si intende affittare una sola stanza; e di solito sono inclusi i consumi di elettricità e acqua. Se si parla invece di divertimenti e locali vari, l’entrata nei clubs non supera mai i 20 zloti e quella nei pubs è ovviamente gratis; una birra costa dai 5 ai 10 zloti (soprattutto se si vuole provare la grande varietà di birre alla frutta, al miele o al caramello per cui è famosa la Polonia, come per esempio Kasztelan, Cornelius, Tyskie, ecc..), oppure intorno ai 3 zloti se si acquista al negozio; mentre per i cocktails il prezzo sale a 20, motivo per cui la maggior parte dei polacchi è solita optare per la cara vecchia amica vodka (Krupnik, Zubrowka..), che ha un prezzo di 5 zloti (poco più di un euro) per ogni shot e di 20 zloti se si intende acquistare una bottiglia da un litro nei markets, aperti fino a tarda notte.
Quella paura latente che mi accompagnava nel momento in cui misi piede all’estero scomparve rapidamente in meno di due giorni. E’ una meta che consiglierei a tutti se si vuole passare del tempo lontano da casa, senza tuttavia sentirsi troppo distanti: dopo poco tempo ogni cosa ti appare familiare.
Esci, aspetta il tram, salta su e dirigiti verso un quartiere della città ancora sconosciuto, ma che nel giro di breve tempo ti darà quasi l’impressione di farne parte: iniziavano così le mie giornate, tra la gentilezza degli abitanti e le risate con gli altri membri Aiesec. Dall’India, dal Messico, dal Brasile, dagli U.S.A., dall’Ucraina, dalla Corea. Immersa in una multiculturalità che non può non far da stimolo a chi possiede quella voglia di conoscere e di scoprire nuove culture, nuove tradizioni e nuove abitudini.
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