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Rubrica FRAmeEte – “A qualcuno piace darla”: tra festa della donna e prostituzione minorile

Prendendo spunto dal titolo di quello che è forse il film più famoso di Marilyn Monroe, cercando di copiare la sua smaliziata capacità di seduzione, a molte donne che donne non chiamerei, piace darla.

Darla a tutte l’età, per gioco e per soldi, per sfida e a gruppi, nei bagni della scuola, per una borsa firmata.

Io a quattordici anni ,ricordo, mi divertivo in maniera diversa, niente discoteca, forse due o tre pomeriggi giovani, molte feste con i compagni di classe, giochi da tavola e film al cinema. Ricordo che non esistevano competizioni tra noi compagne a chi avesse le scarpe più alla moda o il cellulare più costoso, tra l’altro ce ne saremmo fatte ben poco, noi ci mandavamo gli sms e in quei mesi in cui non era possibile attivare Christmas o Summer Card, non ricaricavamo neanche la scheda. Non ci truccavamo, capelli spesso raccolti in una coda, non usavamo vestiti avvenenti e i reperti fotografici, opportunamente tenuti sotto chiave, lo potrebbero dimostrare.

Io quattordici anni li ho avuti poco più di dieci anni fa e non mi sembra un periodo così distante se ci pensiamo bene ma se accendendo la tv mi imbatto in notizie di ragazzine che si prostituiscono per comprare borse firmate, ragazzine che dopo lo scandalo copiano quelle altre ragazzine prostituendosi a loro volta, ragazzine che vengono “portate” in bagno per poi essere violentate da un gruppo di compagni e metto le virgolette perché, ahimè, sono certa che non ci sia stata nessuna costrizione, perché non ho mai visto avvicinarsi ragazzo, in qualsiasi fase della mia vita e in qualsiasi ambiente o circostanza, a ragazza che non gli desse adito di pensare di poter fare determinate cose, quei tempi mi sembrano distanti anni luce. Esistono le provocazioni,  le ragazze sono molto brave in questo e i ragazzi sono troppo ingenui ancora per definire se possa essere un gioco o meno.

Esistono esempi distorti, bambine prodigio diventate prostitute da palcoscenico, nullafacenti che fanno figli per costruirsi il capitale, donne che prima sono state icone erotiche e playmate di playboy e poi si proclamato moraliste e giudicano pure donne che hanno fatto le stesse identiche cose. In un paese in cui abbiamo il coraggio di non capire un film e criticarlo pure per aver vinto un Oscar senza comprendere che quel film parla proprio di loro, di quella gente che vive di facciate, che costruisce la propria vita sul niente, di quelle donne disposte a vendere qualsiasi cellula del proprio corpo per denaro, siamo capaci però di andare a festeggiare la “festa della Donna”, ma quale donna?

Io provo vergogna, estrema vergogna nel vedere, nel sentire, nel parlare venendo attaccata e fraintesa.

Ho vergogna e paura di quest’ignoranza, perché l’ignoranza ci ha fatti schiavi, ci ha sottomessi al volere del più forte, ci ha stuprato e strappato i diritti, ci ha tolto la parola, e quell’ istinto immorale e immaturo di darla in ogni luogo e in ogni lago ci ha fatti diventare bestie.

Buona Festa della Donna a chi si sente ancora donna.

Francesca Abate

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Francesca Abate

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