Negli scorsi giorni le future matricole sono state impegnate a sostenere i tanto famigerati test d’ammissione con la speranza di poter accedere al percorso di studio scelto. Per alcuni diplomati, quelle appena concluse saranno state le ultime vacanze estive da liceali e “se la saranno spassata” fra bagni al mare, viaggi e feste in spiaggia; ma per altri, luglio e agosto sono stati mesi di studio intensivo in vista dei test d’ammissione ai corsi a numero programmato. Come sempre c’è chi avrà studiato di più e chi di meno e nei prossimi giorni gli ansiosi studenti conosceranno un responso che potrebbe cambiare realmente il loro futuro, accademico prima e professionale dopo.
Chi, invece, sembra non “aver fatto i compiti” è il Dipartimento di Scienze Umanistiche del nostro Ateneo. Abbiamo infatti passato in rassegna i test proposti quest’anno ai futuri “letterati” catanesi e, con molta sorpresa ed altrettanto imbarazzo, abbiamo scovato diversi errori fra i quesiti e le possibili risposte. Ecco quindi il dandy italiano più famoso del Novecento, Gabriele D’annunzio, trasformato al femminile in un esotico «Gabriela», l’uso di «è» con accento grave e subito dopo di «é» con accento acuto, gli spazi prima delle virgolette alte, «È» che diventano «E’» con l’apostrofo anziché con l’accento, l’isola d’Elba trasformata al plurale, l’uso dell’indicativo pro congiuntivo… Tralasciando i vari “errori formali”, ciò che maggiormente ci ha stupito è stato trovare «Qual’è» con l’apostrofo, un errore che già le nostre maestre delle scuole elementari avrebbero sottolineato in rosso facendoci scrivere sul quadernone per decine e decine di volte «QUAL È SI SCRIVE SENZA APOSTROFO».
Siamo sicuri si tratti di semplici refusi, però gradiremmo che il prossimo anno venisse prestata maggiore attenzione alla correttezza dei test. Certo molti potrebbero controbattere che si tratti di mera formalità, di errori di battitura o distrazione che non scalfiscono il contenuto, ma anche il modo in cui scriviamo conta, specie in ambito universitario.
Tensione a parte, la prima impressione dello studente più attento non sarà stata sicuramente positiva! E, soprattutto, se quello stesso studente avesse commesso, anche solo per distrazione, il medesimo errore («Qual’è») durante una prova scritta in una facoltà umanistica, quale dovrebbe essere la conseguenza ed il giudizio del professore sulla sua padronanza linguistica? Ad un futuro letterato si chiede di saper parlare e scrivere bene l’italiano, quindi, caro Disum, più attenzione alla nostra lingua! Come dicevano gli antichi latini «Errare humanum est, perseverare autem diabolicum».
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