L’esempio del cognome del celebre pittore è un vezzo che fin dall’antichità ai nostri giorni, è stato sfruttato da svariati artisti. In Italia, il codice civile stabilisce la priorità e l’unicità del cognome paterno sia per i figli naturali riconosciuti da entrambi i genitori sia per i figli nati all’interno del matrimonio, mentre in tutti gli altri Paesi europei, dalla Francia all’Inghilterra, dalla Germania all’Olanda, permette ai genitori di scegliere il cognome da dare ai figli al momento della nascita. L’associazione Equality italia, la prima rete trasversale italiana per i Diritti Civili diretta dal Presidente e fondatore Aurelio Mancuso, ha intrapreso la strada per far riconoscere la parità del cognome della madre, a quella del padre. In questa scelta non vi sono lussi artistici, ma una precisa presa di posizione. Come si legge dal sito dell’associazione, Equality Italia nasce dalla volontà di offrire un nuovo spazio e dare un nuovo valore ai Diritti Civili grazie alla relazione tra differenti identità e storie. La campagna nel nome della madre, è rivolta all’approvazione di una legge che permetta l’utilizzo del cognome materno, paterno o quello di entrambi i genitori, e nasce dopo le parole di Franco Gallo, Presidente della Corte Costituzionale al Parlamento. La domanda sorge spontanea: perché in Italia non è possibile utilizzare il cognome della madre? La risposta che viene data è la solita e gretta frase che inneggia alla difesa della famiglia, ma la famiglia è composta anche da altri membri, e non solo dall’uomo. Nella società feudale il cognome paterno serviva per lasciare in eredità al figlio maggiore la proprietà della terra e quindi «L’attribuzione del solo cognome paterno costituisce il retaggio di una concezione patriarcale della famiglia». La Consulta ha perciò invitato a introdurre una normativa che abbia una maggiore considerazione del principio costituzionale di uguaglianza tra uomo e donna, dovuta anche dal fatto che vi sono state profonde trasformazioni in campo sociale, che hanno evidenziato il possibile abbandono del modello di famiglia di stampo patriarcale riconosciuto dalla Corte costituzionale nella sentenza n.61 del 2006, non più coerente con i principi dell’ordinamento, con il valore costituzionale dell’uguaglianza fra uomo e donna e con i vincoli e gli stimoli provenienti dalle fonti di diritto internazionale. La petizione si può firmare on.line sul sito: www.equalityitalia.it e dopo la firma, il sito propone di aggiungere su facebook il cognome della madre e come avatar la foto della campagna di sensibilizzazione.
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