TERREMOTO EMILIA: parla Daniele, lo studente catanese fuorisede

Catania/Ferrara – Daniele sogna di fare l’architetto, a dire il vero, il suo desiderio più grande è insegnare la professione in una facoltà universitaria, perché non c’è niente che lo renderebbe più vivo, così come ci racconta, di impartire ai suoi studenti la passione e l’energia che da sempre lo animano per questo mestiere.

 

Nato a Catania nel 1990, gira tante città, Reggio Calabria, poi Londra, fino all’ultima esperienza a Ferrara. Terzo anno in corso e una media da fare invidia a qualsiasi studente modello, ed è per questo che nelle ultime settimane le vicine date degli esami lo hanno tenuto inchiodato alla scrivania della casa che condivide da nove mesi con altri inquilini, anche loro fuori sede. “Dormivo e all’improvviso aprendo gli occhi sembrava che la stanza, da quadrata, fosse diventata un rombo. Le pareti si muovevano, credevo che se le vibrazioni avessero continuato ancora un po’, le mura si sarebbero sgretolate da un momento all’altro. Così mi alzai di scatto, presi un paio di pantaloni e scappai fuori in cortile, lì si erano radunati tutti gli abitanti del palazzo. E’ il terremoto“.

E’ la cronaca di una delle tante notti di tensione di chi ha vissuto in prima persona lo sciame sismico che nell’ultimo mese ha colpito più volte la zona dell’Emilia “credo che i media abbiano un po’ esagerato, – ci confida il ragazzo – i paesini limitrofi all’epicentro hanno riportato parecchi danni, ma dire che l’intera Emilia sia in ginocchio è esagerato. I miei genitori non si sono preoccupati più di tanto, grazie alla presenza a Ferrara, in quei giorni, della madre di un mio coinquilino che li ha subito contattati per rassicurarli“.

L’appartamento del giovane catanese non ha riportato danni, ma tante sono le storie di parenti o conoscenti giunte alle sue orecchie: anziani costretti a vivere in roulotte, chi teme che la propria abitazione possa fare gola ai numerosi sciacalli già avvistati. Indispensabile i costanti contatti telefonici e gli aggiornamenti minuto per minuto di chi in queste ore si sta prestando affinché si possa ritornare presto alla normalità.

Adesso sono a Catania per qualche giorno, in occasione di una ricorrenza familiare, non ho paura a rientrare ai miei doveri universitari. Anzi, sdrammatizzo, mi fa quasi ridere il pensiero di aver vissuto vent’anni in tranquillità nella mia città, sotto il vulcano attivo più alto d’Europa e una situazione simile mi è capitata a kilometri di distanza, proprio a Ferrara, 500 anni dopo il suo ultimo terremoto”.

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Federica Campilongo

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