Il quadro tracciato è abbastanza inquietante.I dati diffusi dall’Istat sul consumo idrico in Italia dipingono un ritratto delle insane abitudini degli italiani, che sprecano l’acqua come se fosse inesauribile, cui si affiancano le pessime condizioni in cui versa la rete di distribuzione.Incredibilmente in Italia prima di arrivare nelle case viene disperso fino al 47% dell’acqua potabile immesso nel servizio di distribuzione. Bisognerebbe prestare tutti più attenzione, poiché l’acqua, oggi sprecata in modo indecente, potrebbe non essere più così abbondante, in futuro. L’agricoltura, a livello mondiale, è responsabile del 70 per cento del consumo d’acqua di superficie e delle falde freatiche. Vi è sempre più scarsità d’acqua in diverse parti del mondo e il cambiamento climatico fa aumentare i fattori di rischio e imprevedibilità per gli agricoltori, specialmente per i contadini poveri dei paesi a basso reddito che sono i più vulnerabili e quelli meno in grado di adattarvisi. Per garantire a tutti una sicurezza alimentare e idrica che sia sostenibile, occorrerà trasferire tecnologie appropriate, fornire i piccoli produttori di maggiori strumenti e preservare i servizi degli ecosistemi. Occorre soddisfare la domanda agricola in modo da riuscire a preservare l’acqua e le altre risorse naturali, con interventi che vanno dall’intensificazione sostenibile dell’agricoltura, mettendola in grado di produrre il cibo di cui il mondo ha bisogno usando allo stesso tempo l’acqua in modo più intelligente, alla riduzione di perdite e sprechi, alla promozione di diete più salutari .
La Fao stima che ogni anno vanno sprecati circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Una riduzione del 50 per cento delle perdite alimentari e dello spreco di cibo a livello globale farebbe risparmiare 1.350 km3 di acqua all’anno. Al momento attuale sono circa 1,6 miliardi le persone che vivono in paesi o regioni con un’assoluta scarsità d’acqua e si stima che per il 2025 due terzi della popolazione mondiale potrebbe vivere in condizioni di stress idrico. Una delle principali ragioni di ciò è il necessario uso di acqua per la produzione alimentare. In media un essere umano beve da 2 a 4 litri di acqua al giorno, ma ci vogliono da 2mila a 5mila litri di acqua per produrre la quantità di cibo che esso consuma in un giorno.
A incidere sui consumi idrici globali sono anche i prodotti non destinati al consumo interno, ma all’esportazione. La maggior parte (76%) dei flussi d’acqua virtuali dissipati durante l’esportazione e l’importazione di merci è collegata alla commercializzazione di prodotti agricoli e derivati (come gli oli vegetali), prodotti industriali e carne bovina. Tra i maggiori esportatori d’acqua virtuale troviamo l’ Italia con 101 miliardi di metri cubi all’anno .
Emorragia in cifre
Ognuno di noi esaurisce indirettamente, solamente mangiando, vestendosi e comprando merce, 1385 metri cubi d’acqua all’anno:Una bella fiorentina al sangue da 3 etti costa 4.650 litri di acqua. Per il contorno di patate arrosto che l’accompagnano ce la caviamo con 25 litri. Il piatto di ciliegie fa 373 litri. E la tazzina di caffè 140. A tavola non contano solo le calorie: senza accorgercene divoriamo un fiume di acqua che è servita a coltivare e ad allevare i prodotti che finiscono nel nostro piatto. E, quando buttiamo via il cibo, buttiamo anche l’acqua che contiene.Se ci fermiamo al singolo pasto, i numeri appaiono limitati. Ma se prendiamo le 177.479 tonnellate di mele rimaste sul campo nel 2009 perché raccoglierle non era più conveniente, scopriamo che per farle crescere c’erano voluti 124 milioni di metri cubi di acqua: gettati via. Per i pomodori è andata peggio: 3,5 milioni di tonnellate sprecate equivalgono a 644 milioni di metri cubi di acqua. E per le olive non utilizzate (3,4 milioni di tonnellate) si arriva a 6,5 miliardi di metri cubi di oro blu. In totale in Italia nel 2010 sono stati sprecati 12,6 miliardi di metri cubi di acqua per colpa di 14 milioni di tonnellate di prodotti agricoli non raccolti.Per arginare questa emorragia, il Parlamento europeo ieri ha chiesto ufficialmente di proclamare il 2013 anno europeo contro lo spreco alimentare.
Acqua, sarà il petrolio del XXI secolo.
Chiude in Svezia l’evento organizzato dallo Stockholm water institute. Esperti di 130 paesi hanno discusso l’approvvigionamento globale delle risorse idriche. In vista di un futuro prossimo in cui il pianeta sarà abitato da 9 miliardi di persone. La “Settimana mondiale dell’acqua”, evento organizzato come ogni anno dallo Stockholm International Water Institute (SIWI) in cui esperti provenienti da 130 Paesi e rappresentanti di oltre 200 organizzazioni internazionali si sono confrontati in questi giorni nella capitale svedese sulle problematiche relative al “petrolio del XXI secolo”. Quest’anno al centro dei dibattiti c’è la crescente urbanizzazione del pianeta. Un fenomeno che di questo passo, entro la metà del secolo, potrà portare due miliardi di persone a non avere accesso all’acqua potabile. Uno spunto di riflessione anche per l’Italia che, come già specificato, spreca fino al 47% delle sue risorse idriche. Oggi, nel mondo un miliardo e 600mila persone vivono direttamente le conseguenze della siccità: carestie, pestilenze, migrazioni di massa. Una situazione destinata a peggiorare. Secondo le previsioni, infatti, quando nel 2050 la popolazione globale supererà i nove miliardi di individui, per garantire la sicurezza alimentare sarà necessario il doppio dell’acqua già oggi utilizzata. A rivelarlo è un rapporto dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, presentato proprio questa settimana in occasione dell’evento di Stoccolma. Primo problema sul quale concentrare gli sforzi, quindi, per gli esperti è la corretta gestione dell’acqua. “Se non si modificheranno gli attuali regimi alimentari e le correnti pratiche agricole”, avverte l’Unep, “questa percentuale potrebbe salire al 90%”.Al mondo sono già 830 milioni le persone che, nelle zone urbane, mancano dei servizi di base di approvvigionamento idrico. Secondo Andrea Agapito, responsabile acque di Wwf Italia, il nostro paese sarebbe molto indietro sulla gestione sostenibile dei corsi d’acqua. Siamo gli ultimi in Europa nell’applicazione della direttiva quadro Acque 2000/60/CE per la protezione delle acque superficiali e sotterranee. Non solo, attualmente lo Stato dà concessioni consentendo un prelievo di quantità d’acqua superiore rispetto a quella che i corsi d’acqua sono in grado di fornire. Sovrasfruttamento, dunque, ma soprattutto spreco: vera piaga italiana, dovuta in particolare alle pessime condizioni in cui versa la rete idrica nazionale. In regioni come Puglia, Sardegna e Abruzzo per ogni 100 litri di acqua erogata se ne riversano in rete, perdendoli, altri 80. È proprio per questo che, nel nostro Paese, sono state promosse attività di sensibilizzazione sul risparmio idrico. Ad esempio, la Campagna permanente “Un anno contro lo spreco” ha dedicato l’intero 2011. L’iniziativa, promossa da Last Minute Market, società “spin-off” dell’Università di Bologna nata da un’idea del già citato prof. Segrè, ha infatti lo scopo di “influire sull’opinione pubblica, contribuendo alla diffusione di una nuova cultura dell’utilizzo delle risorse”. Una sfida raccolta anche dal mondo dell’arte, che con lo spettacolo teatrale “H2Oro – l’acqua, un diritto dell’umanità”, di Ercole Ongaro e Fabrizio De Giovanni, oltre a sostenere il diritto all’acqua per tutti, vuole anche “riflettere sui paradossi e gli sprechi del Belpaese, per passare dalla presa di coscienza a nuovi comportamenti”.
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