Categorie: Attualità

Il ragusano Andrea Caschetto racconta a LiveUniCT i suoi viaggi e l’amore per i bambini

Andrea Caschetto, venticinquenne ragusano, porta avanti un bellissimo progetto in giro per il mondo: visitare orfanotrofi e migliorare la qualità della vita di ogni bambino. Noi di LiveUniCT abbiamo avuto l’onore di ascoltare la sua storia, attraverso le sue parole.

Un pomeriggio estivo, davanti ad un mare meraviglioso, mi riserva due incontri speciali: Lorenzo Vizzini e Andrea Caschetto. Due incontri apparentemente diversi, l’uno musicista, l’altro scrittore, ma entrambi capaci di insegnare qualcosa di importante: la grandezza sta nel cuore, nella naturalezza e nella ricerca di noi stessi, che a volte è anche frutto di un viaggio materiale tra vite umane che vivono condizioni difficili, ma capaci di possedere una purezza e semplicità tali da donare infinite gioie. E’ questo il progetto e il percorso di Andrea Caschetto che, a cuore aperto mi ha raccontato in cosa consiste il suo viaggio in giro per il mondo.

Un po’ stanco, ma con molta gioia, Andrea mi accoglie nella residenza estiva di molti ragusani, suoi concittadini. E’ finalmente tornato a casa, dal nonno, a cui è molto legato, dopo cinque mesi di viaggi in giro per il mondo. Adesso si ferma un po’, riacquista le energie nella terra del sole, del mare e della bellezza, per poter ripartire più propositivo di prima.

Andrea viaggia sin da piccolo, il primo viaggio svolto con un progetto specifico avviato dal Liceo che frequenta, risale al 2006 in Lituania. Qui trova bambini costretti a vivere situazioni molto difficili. Questa esperienza ad Andrea piace tantissimo, e da lì i viaggi non finiscono. Nel 2009 arriva in Pitermatysburg, un paese del Sudafrica, per inaugurare un centro pediatrico, aperto da una piccola ONLUS ragusana, dal nome “Un ponte per la vita”. «Lì mi sono sentito un padre, un fratello e anche un figlio, perché all’interno di quel contesto molto difficile, impari tante cose. Successivamente sono stato nuovamente in Sudafrica e in Sudamerica. E adesso, dopo aver finito di studiare, dopo aver conseguito il Master in Cooperazione Internazionale presso La Cattolica, ho deciso di iniziare un mio progetto che unisce l’ amore per i viaggi e quello per i bambini: da qui nasce il mio giro del mondo per gli orfanotrofi, che mi permette di conoscere le varie culture.»

Il suo attuale progetto parte dagli Emirati Arabi, a febbraio e dura cinque mesi. Le vere attività, però, iniziamo nello SriLanka, per poi successivamente andare in India, Nepal (da cui, ci racconta, fortunatamente è riuscito a tornare un po’ prima del terremoto del 25 Aprile, che ha provocato – come è noto – una strage); poi Tailandia, Cambogia, Vietnam, Brasile, Paraguay, Bolivia, Perù, Equador, Colombia, New York e adesso, da poco è rientrato in Sicilia. «Il mio – racconta – non è un viaggio da turista, mi concentro soprattutto negli orfanotrofi, lo dimostra il fatto che in cinque mesi ho visto, complessivamente, soltanto tre strutture storiche.»

Andrea in quei posti si occupava di attività pedagogiche, imparate attraverso il Master e attraverso l’esperienza del volontariato, e di tutto ciò che sul momento i bambini desideravano fare e andava bene per loro: dallo sport, dunque , alle attività ludiche.

Andrea, contemporaneamente ai viaggi, scrive un libro che, dice: «Ha l’intenzione di spiegare come le culture siano differenti, ma i bambini restano tutti uguali».

Dunque Andrea è un viaggiatore instancabile, ha visitato moltissimi Paesi, all’interno dei vari continenti. Il suo è un viaggio che gli consente di portare sorrisi e gioia a quei bambini che, spesso, dimenticano cos’è la spensieratezza, costretti a vivere situazioni infelici. E’ uno scambio il suo: donare per ricevere tanto, più di quanto ci si aspetti, probabilmente. I bambini, nella loro purezza, riescono ad aprire un mondo diverso da quello che viviamo, riescono a dare luce lì dove sembra non esserci, a rendere meraviglioso anche un ambiente reso torbido dagli adulti.

Insieme ai più piccoli, Andrea diventa bambino tra i bambini: lo scopo è aiutare loro, ma anche divertirsi insieme.

Il grande piacere di stare con i bambini supera anche le difficoltà finanziarie: si sposta con autobus locali, non quelli da turismo. Dorme negli orfanotrofi, chiese o amici conosciuti durante il viaggio.

Ha lo sguardo sincero, commosso, profondo, felice, quando ci parla di quei bambini a cui è tanto legato. E’ come se avesse lasciato in quei luoghi una parte del suo cuore. «Ogni orfanotrofio mi è rimasto nel cuore, perché più che la nazione, io guardavo quei bambini. Uno a cui sono legato tantissimo è in India dove c’erano duecentotrenta bambini con disabilità e entrando là dentro, però, mi sono accorto che l’unico disabile ero io. Mi hanno insegnato tantissimo ed ero io a sentirmi l’incomodo. Loro si sentivano molto tranquilli. Mi sono innamorato di quel centro. Dovevo restare due giorni e, invece, sono rimasto dieci». Un orfanotrofio, tra l’altro, in cui c’è molto spazio per le attività dei bambini: giochi, sport e sfide di danza che contribuiscono a far sentire il bambino vivo.

Gli aspetti bui degli orfanotrofi, Andrea, li rivela senza indugio: «Molti orfanotrofi sono centri di business, il denaro che spesso viene mandato in quei posti, infatti, non va ai bambini per il loro sostentamento e la loro vita, ma resta bloccato nelle mani di chi li gestisce. In Nepal, tra l’altro, abbiamo fatto un video di denuncia. Lì i bambini la sera erano senza figure materne o paterne. C’erano solo due ragazzi. Non c’era nessuno che giocava con loro, che si occupava di loro. Solo dei semplici guardiani.» La sua sete di giustizia è evidente e traspare dalle parole e dai suoi comportamenti. Il suo non è un semplice volontariato, ma lo scopo è aiutare e migliorare la qualità della vita dei bambini, fare in modo che non esistano disuguaglianze.

«Mi batterò per una legge che permetta di legarsi a questi paesi non rivali storicamente in modo da avere un’adozione veloce, anche al single o a coppie omosessuali. Essere circondato da amore, qualunque sia il contesto, è sicuramente meglio del vivere in un orfanotrofio senza istruzione, in cui il bambino vive come se fosse in una gabbia. E, anzi, conclusa l’esperienza lì, molto spesso, i bambini divenuti adulti ormai, hanno come unica chance quella di intraprendere la strada della illegalità».

Tiene a precisare che non è un volontario, non gli è mai piaciuto questo sostantivo, perché spesso il volontario è colui che dalla sua attività vuole trarre un fine esterno, ulteriore. Per lui, invece, è un gioco bellissimo, da intraprendere soltanto perché lo appaga e perché trae da ciò felicità. Il suo è un viaggio materiale, ma anche interiore, di crescita, tornando ogni volta diverso.

Il suo cammino non si conclude qui: da settembre andrà in Africa, non sa ancora in quali zone. «Anzi se qualcuno vuole darmi consigli su dove andare o ONLUS che mi possano ospitare, sarebbe cosa ben gradita», afferma rivolgendosi a quanti leggeranno questa intervista.

Il suo viaggio terminerà a fine Dicembre più o meno, tornerà a Natale dal nonno per trascorrere le feste insieme a lui, come ogni anno.

Parlando di progetti ulteriori, al ritorno di questo bellissimo viaggio, mi confida che gli piacerebbe tantissimo fare da presentatore in qualche programma per i bambini, con programmi istruttivi, per spiegare la bellezza dell’uguaglianza del mondo e come i bambini possano essere i futuri controllori di un mondo sano, senza logiche opportunistiche.

«A tutti i lettori di LiveUniCT – conclude – vorrei dire di non pensare solo al proprio bene o al proprio guadagno, di non essere egoisti, ma di capire che la vita è soltanto una: più si fa del bene, più arriva del bene al mittente. Io stesso lo noto già al ritorno dal viaggio: tantissime persone mi invitano a fare cose straordinarie. Anche tu che vieni qui, in maniera autonoma, da un’altra città, solo per l’interesse di ascoltare la storia e approfondire il progetto, ne sei testimonianza. Le passioni da sole, senza altri fini, penso siano le cose migliori. Dunque, abbiate infinite passioni così che qualcuna possa diventare motivo di vita».

L’incontro con Andrea è stata una conferma del fatto che la nostra generazione possiede anche tanto bene, nonostante per molti sia andata perduta ormai, ha invece tanta voglia di migliorare questo mondo.

Guardare i suoi occhi commossi, felici, pieni di entusiasmo mentre racconta la sua esperienza in giro per il mondo, insieme ai bambini, è il regalo più bello di quella giornata estiva. Ho avuto l’opportunità di trascorrere altre ore insieme ad Andrea, e ho avuto modo di constatare quanto sia altruista e interessato davvero al bene degli altri: non manca occasione per aiutare l’amico, il conoscente di turno. La sua sete di giustizia è evidente e trasuda dai vari discorsi che affrontiamo, in merito ad alcune vicende locali che destano rabbia e perplessità.

Il bene genera bene. Perché se Andrea possiede un animo altruista, i suoi amici non sono da meno. Il giorno stesso dell’intervista, ho conosciuto un suo caro amico, futuro odontoiatra, che tramite una foto di una bambina con problemi alla pelle, pubblicata da Andrea su Facebook, è riuscito a risalire a quale malattia avesse, contribuendo a salvarle la vita.

Dunque, un pomeriggio qualunque, una sera qualunque, scopro un ragazzo come tanti, ma con quell’elemento in più che lo caratterizza e lo rende speciale e con un numero bene impresso nella sua mente: 4142. Tanti quanti sono i bambini incontrati. Quanti sono i bambini che ha nel cuore, e che mai riuscirà a dimenticare. Ogni bambino è parte stessa di Andrea, ogni storia pezzo integrante della sua vita. Per riuscire a contenere ogni storia e ogni vita bisogna avere un cuore grande, e Andrea, di certo lo possiede.

 

Rita Vivera

Rita Vivera nata a Comiso (RG) il 17/06/1990, attualmente studia Giurisprudenza presso l'Ateneo di Catania. Determinata a perseguire i suoi obiettivi, tra lo studio di un diritto e un altro, ama scrivere in particolare di attualità, di politica e di musica.

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