La Sicilia figura tra le ultime tre regioni europee per occupazione di giovani laureati a tre anni dal titolo: è il risultato negativo emerso dagli ultimi dati raccolti da Eurostat.
Più in generale emerge che , nel corso del 2020, in Italia solo il 59,5% dei giovani di età compresa tra i 20 ed i 34 risulta, entro tre anni dal conseguimento della laurea, occupato.
Tasso di occupazione post-laurea in Sicilia
La Sicilia non è la sola regione italiana a presentare tassi negativi ma è accompagnata dalla Calabria, che chiude la classifica. Con una media di occupazione che si attesta al 32,1%, questa regione è la peggiore in Europa in materia di occupazione post-laurea. Penultima è la Grecia centrale, con il 32,2% mentre la Sicilia, con una percentuale del 33,3% di occupati, occupa il terzultimo posto.
Bisognerà comunque precisare che altre regioni della Penisola figurano tra le ultime dieci in classifica. Tra queste:
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- la Campania (37,6%);
- la Basilicata (39,9%);
- la Puglia (41,5%);
- la Sardegna (42,7%).
Le percentuali più basse, dunque, sono registrate dal Sud Italia e dalla Isole maggiori. Di fatto, si nota uno scarto notevole rispetto ai numeri registrati in altre Regioni d’Italia. Per esempio:
- Abruzzo (59,9%);
- Liguria (60,2%);
- Marche (61,7%);
- Piemonte (64%);
- Toscana (66,7%);
- Friuli-Venezia Giulia e Lombardia (70,7%);
- Emilia-Romagna (71,4%);
- la provincia autonoma di Trento (71,5%);
- Veneto (74%).
Dati a livello nazionale
E se il confronto si estende agli Stati europei? In primo luogo occorrerà sottolineare che la media di occupazione, sempre a tre anni dalla laurea, relativa ai 27 Paesi membri dell’Unione Europea nel 2020 ha raggiunto il 78,7%. Un tasso molto più alto rispetto alla media italiana, che sfiora appena il 56,8%. Una cifra, quest’ultima, ben lontana da quella presentata da altri Paesi dell’UE:
- in Belgio la percentuale di occupazione è dell’82,9%;
- in Germania del 90,5%;
- in Francia del 74,9%.
Andrà, certo, sottolineato che il dato sull’occupazione dei giovani laureati a tre anni dal titolo è stato negativamente influenzato anche dalla pandemia. Tuttavia, l’Italia ha registrato una riduzione di 2,2 punti, a fronte di una più ridotta flessione di 1,7 punti nella media dell’Ue a 27.