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Covid-19, isolamento fiduciario non è malattia: le linee guida Inps

Covid-19: alcuni cambiamenti prevedono che l'isolamento fiduciario e la cassa integrazione non sono sinonimi di malattia in ambito lavorativo.

Nel decreto legge del 17 marzo 2020 l’isolamento domiciliare era stato equiparato come malattia in ambito lavorativo ma, l’INPS lancia delle nuove linee guida che prevedono che, l’isolamento domiciliare non sarà infatti automaticamente malattia.

Quando viene riconosciuta la quarantena come malattia?

È il caso di chi viene a contatto stretto con i positivi, ma sarà l’asl che si occuperà di decretare la quarantena del soggetto e dunque se sarà riconosciuta la malattia in ambito lavorativo. “In caso di malattia conclamata, il lavoratore è incapace di lavorare – dichiara l’INPS – con diritto di accedere alla corrispondente prestazione previdenziale, compensativa della perdita di guadagno”.

Quarantena all’estero

In caso di quarantena all’estero l’accesso alla tutela per malattia sarà un procedimento eseguito sempre dalle proposte autorità sanitarie italiane.

Cassa integrazione e malattia nel caso di positività

“La circostanza che il lavoratore sia destinatario di un trattamento di cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo), straordinaria (Cigs), in deroga (Cigd) o di assegno ordinario garantito dai fondi di solidarietà, determinando di per sé la sospensione degli obblighi contrattuali con l’azienda, dichiara l’INPS – comporta il venir meno della possibilità di poter richiedere la specifica tutela prevista in caso di evento di malattia”. Dunque ai lavoratori in cassa integrazione non sarà concesso di richiedere la malattia nel caso si risulti positivi al covid-19.  L’INPS spiegaancora che si tratta “del principio della prevalenza del trattamento di integrazione salariale sull’indennità di malattia, disposto altresì dall’articolo 3, comma 7, del D.lgs 14 settembre 2015, n. 148”.