Attualità

Coronavirus, in Sicilia aumentano i ricoveri: l’allarme della Fondazione Gimbe

terapia intensiva
Foto d'archivo.
I dati settimanali raccolti dalla fondazione Gimbe destano preoccupazione tanto per il panorama italiano quanto per quello siciliano: è in arrivo una seconda ondata di contagi da Coronavirus?

Dopo un relativo periodo di tranquillità, il Coronavirus torna a far preoccupare l’Italia. Da una settimana all’altra, infatti, i dati riguardanti i nuovi casi di positività non fanno che aumentare; nell’ultimo periodo, inoltre, sono tornati a crescere velocemente i ricoveri con sintomi e in terapia intensiva.

Ed è proprio questo che preoccupa nel calcolo fatto, questa settimana, dalla Fondazione Gimbe: ad oggi in Italia gli attuali contagiati sono 39.712 (33.789 la scorsa settimana), vi sono 2.222 ricoveri con sintomi (1.760 la settimana scorsa), infine 201 malati in terapia intensiva (contro i 143 della scorsa settimana).

Tra le regioni protagoniste di questa improvvisa impennata dei casi, v’è senza dubbio la Sicilia. Basti solamente pensare che, in sole 24 ore, sono stati registrati 96 nuovi positivi. O ancora, dalla settimana scorsa ad oggi, i ricoveri con sintomi sono passati da 100 a, coi numeri aggiornati a ieri, 173. 14 persone, invece, si trovano attualmente ricoverate nelle terapie intensive.

Proprio per questo motivo, sull’Isola, specialmente nelle grandi province, ci si prepara ad affrontare la possibilità di una seconda ondata nel periodo autunnale. Per quanto riguarda la situazione nel Catanese, momentaneamente i ricoveri sono limitati al San Marco; in caso di esaurimento di posti si passerà al Garibaldi Nesima, infine al Cannizzaro.

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Come sempre, gli infettivologi raccomandano la massima prudenza: nonostante l’età media dei contagi vada abbassandosi, tra le fasce d’età più colpite si trovano ancora le persone più anziane. Ecco perché è bene continuare a seguire non solo le regole già stabilite, ma anche utilizzare il buon senso: solo in questo modo è possibile proteggere sé stessi e i propri familiari dal contagio da Covid-19, sfortunatamente tutt’altro che scomparso.