Attualità

Molestie sessuali? Esiste una parola per evitarle

Una soluzione tanto semplice, quanto efficace potrebbe essere adottata a Catania per salvaguardare le ragazze dal rischio di molestie sessuali all’interno di bar, pub e discoteche. L’idea è già stata adottata in alcune grandi città europee ed altre si stanno apprestando a metterla in pratica.

Potrebbe essere una domanda in codice posta alla persona giusta ad evitare il rischio che le ragazze si trasformino in vittime di molestie sessuali. Questo metodo viene già utilizzato in Germania e Gran Bretagna ed adesso arriva anche nella più vicina Svizzera. La strategia è semplice e si basa su degli scenari ben noti a qualsiasi donna, giovane o meno.

Si sta trascorrendo una piacevole serata in discoteca, in un pub o altro locale. Tutto procede liscio finché le avance di un altro avventore diventano troppo insistenti. Se la donna ha motivo di credere che la situazione possa degenerare in una molestia o se non riesce ad allontanare il soggetto fastidioso, può andare al bancone e chiedere aiuto al personale, utilizzando una parola in codice. In Gran Bretagna e Germania si chiede di “Angela”, in  Québec basta ordinare un cocktail chiamato “Angelot”, in Svizzera si chiederà: “C’è Luisa?”.

Advertisements

Sfrutta i vantaggi di Amazon Prime destinati agli studenti e ottieni uno sconto sull'abbonamento tramite LiveUniversity. Iscriviti ora e ottieni tre mesi gratis!

La parola in codice farà scattare una procedura organizzata nel dettaglio. Infatti, il personale del locale procederà a mettere in salvo la ragazza conducendola in un luogo sicuro, poi informa il personale che si occupa della sicurezza e nel frattempo, se la ragazza lo desidera, chiama un taxi o anche la polizia, se la situazione ne richiede l’intervento, secondo il parere della ragazza. Ma perché usare una parola in codice invece che chiedere direttamente aiuto? A questa domanda risponde Kajo Böni,  la portavoce dell’associazione bar e club della città di Winterthur, prima località svizzera da cui partirà l’iniziativa nel piccolo stato del centro Europa . La portavoce sostiene che, utilizzando la parola in codice,  chi si trova in una situazione spiacevole o delicata “non deve spiegare nulla e non deve nemmeno pensare a come procedere. Inoltre non attira l’attenzione, cosa che potrebbe invece produrre una degenerazione della situazione già rischiosa di per sé.

L’Europa sembra sensibilizzarsi a questo tema e sono gli stessi proprietari dei locali della vita notturna che si preoccupano di mettere in salvo la propria clientela e rendere le loro attività dei luoghi più sicuri. Esiste un sistema del genere a Catania? Non sembra, e dispiace, visto che episodi di molestie sessuali si verificano giornalmente, in strada e in pieno giorno a Catania , come è risultato da una recente inchiesta condotta da LiveUniCT, che ha intervistato ragazze e studentesse molestate verbalmente in città. Dalle loro parole è emersa una realtà sulla quale pare vi sia ancora troppa poca coscienza. E non solo da parte dei proprietari dei locali della movida notturna, ma anche, come evidenziano le storie raccontate dalle intervistate, da parte dei loro coetanei maschi, che raramente riescono a comprendere il rischio e le problematicità culturali che si celano dietro questi comportamenti.