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Il ritmo della scrittura, un’attività innata: ecco la ricerca italiana dalle sorprendenti implicazioni

Scrivere a mano è un’attività che oramai non svolgono tutti: la scrittura a mano è stata già da tempo messa da parte a favore dei computer, dei cellulari, dei tablet. Forse c’è ancora qualche alunno che prende appunti sui banchi di scuola, ma il ritmo della penna tra le dita sembra appartenere al passato. Ma una recente ricerca ha dimostrato come questo ritmo sia per noi innato.

L’Università Milano-Bicocca in collaborazione con l’Universitat Pompeu Fabra di Barcellona  ha infatti dimostrato come il ritmo della scrittura è innato ed è presente in noi prima ancora di imparare a scrivere e ha apportato delle sostanziali novità rispetto alle ricerche precedenti: infatti, sebbene già ci siano state ricerche circa la geometria e la cinematica del ritmo di scrittura, ancora non si sa molto sui due principi base di questo ritmo: l’omotetia e l’isocronia. Il primo principio afferma che il rapporto fra le durate dei singoli eventi di scrittura rimane invariato al variare della modalità di scrittura; il secondo principio invece si riferisce al fatto che quando scriviamo tendiamo a mantenere una durata costante del tempo che impieghiamo. Nell’atto pratico, sono stati presi ad esame 300 bambini di scuola elementare che hanno dovuto scrivere la parola “burle” in vari modi su una lavagnetta elettronica e con una penna digitale molto simile a quella che si usa per firmare in banca o alla posta; 298 bambini rispettavano entrambi i principi e questa potrebbe essere una dimostrazione del ritmo innato della mano scrivente che si possiede ancor prima di imparare a scrivere correttamente. Ancor più sorprendente il fatto che tali bambini rispettano questi principi sin dal primo anno di scuola elementare, quando tale ritmo non può essere stato appreso in altri modi o impartito dai maestri.

Questa ricerca può avere applicazioni pratiche fondamentali sui disturbi legati alla scrittura: la professoressa Maria Guasti di Linguistica e il professore Natale Stucchi di psicologia hanno affermato infatti che in questo modo, studiando i ritmi di scrittura e i rapporti tra i due principi enunciati sopra, si potranno prevenire e/o correggere disturbi quali la disgrafia e la dislessia fin da bambini.