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Blue Whale, il gioco virtuale che ha ucciso 130 ragazzi

Blue Whale (balena azzurra) è un gioco virtuale che con una serie di prove assurde ha portato al suicidio di un centinaio di giovani in Russia. La polizia indaga: chi è l’istigatore?

Potrebbe essere il titolo di un film dell’orrore, la cui trama si rivela agghiacciante dai primi istanti, ma non è così. Blue Whale è il gioco-moda, nuovo pericolo per i social networks, che in sei mesi ha già causato la morte di più di cento ragazzi, come appreso dall’autorevole The Sun. Le ultime a togliersi la vita ad inizio marzo sono state due amiche di 16 e 15 anni, trovate ai piedi dello stesso palazzo.

Non è un caso che la loro fine sia stata determinata da quell’ultimo volo. Le modalità del gioco prevedono un percorso di 50 giorni uguale per tutti: bisogna alzarsi alle 4:20 del mattino, incidersi sul corpo una balena azzurra, vedere film horror per giornate intere e altre prove sempre più assurde. Al cinquantesimo giorno ci si getta dell’edificio più alto della propria città.

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L’indagine della polizia ha individuato un possibile istigatore, Budeikin Phillip (21 anni), già in carcere, ma è la macchina social a preoccupare seriamente; molti ragazzi erano iscritti agli stessi gruppi Facebook. Come riporta il Daily Mail, il direttore di una scuola ha raccontato agli investigatori di aver ricevuto una chiamata anonima dove una studentessa ammetteva di essersi unita ad un “gruppo della morte”, programmando di uccidersi. Una volta rintracciata, la ragazza ha confessato di non aver obbedito al comando che le era stato dall’amministratore di un gruppo sul social network russo Vkontakte.

I ragazzi deceduti non provenivano da contesti degradati. Partecipando al gioco hanno cominciato a rendere pubbliche sui social le loro intenzioni, senza, però, essere salvati in tempo.