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MUSICA – Zanne 2015: live report del festival

Ci eravamo lasciati mercoledì scorso con l’articolo Al via Zanne Festival: il programma completo dell’evento, pezzo il cui fine era quello di panoramica su ciò che dovevamo aspettarci da giovedì 16 a domenica 19 in quel di Parco Gioeni. A distanza, quasi, di una settimana e con l’evento giunto a conclusione, mi rendo conto che spiegare a parole l’esperienza Zanne non è cosa facile. Noi di Live Unict, però, siamo qui per questo ed ecco il report/diario delle quattro serate del festival.

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DAY 3.

L’elettronica che ha fatto ieri (con gli A Place To Bury Strangers) il proprio ingresso in questa edizione 2015 dello Zanne, oggi è la protagonista più attesa. Cinque gli artisti previsti, andiamo con ordine. Il primo gruppo a salire sul palco sono i Camp Claude, trio francese scoperto casualmente dagli organizzatori grazie ad una pubblicità su Youtube: definiamoli alt-folk e complimentiamoci per la sicurezza della cantante che nonostante la poca gente (sono le 20:30 in effetti) coinvolge i presenti.

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Poi tocca ai Peter Kernel, trio svizzero che stupisce gli spettatori: il loro italiano fluente infatti permette una bella e divertente interazione col pubblico che finalmente sente degli artisti a sé vicini: il loro indie-core è da applausi e la gente è entusiasta per l’ennesima scoperta che ci regala Zanne.

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Finita l’esibizione dei Peter Kernel, è la volta degli Hookworms: la band di Leeds, di cui non conosciamo i nomi dei componenti in quanto si identificano per iniziali, è la più devastante della serata capace di smuovere chiunque tra la gente con il proprio punk/alternative/noise – anche i filo elettronici accorsi solo per l’headliner della serata! Una botta di energia non quantificabile che chi era presente ricorderà per molto tempo.

Ancora storditi dalla potenza degli inglesi, assistiamo alla metamorfosi del palco: luci verticali e un grande desk sono la nuova veste dello stage. È il tempo di Luke Abbott, antipasto più che abbondante in vista del piatto forte Four Tet. Sound che va da un’elettronica orecchiabile a melodie sperimentali condite da pezzi dei Kraftwerk ad esempio. Abbott conclude e lascia il palco a Four Tet: gran parte della gente non se ne accorge tanto è minima la differenza tra come ha finito Luke e come ha iniziato l’headliner. Dopo qualche problema tecnico, Kieran Hebden (il vero nome di Four), si scatena e con lui la folla: la sua esibizione è un climax ascendente che trasforma il parco in una vera e propria pista da ballo!

Ma le sorprese di questa terza giornata non sono ancora finite. Nonostante l’impatto sonoro copra fino all’1:00 ci si scatena fino all’alba con il silent dancefloor party organizzato da Redbull: è una tendenza che sta prendendo piede anche in Italia in cui, tramite cuffie bluetooth, si balla come in discoteca (o in un club), ma senza che la musica possa creare fastidio al vicinato. Certo condivisione e comunicazione sono ai minimi storici però per lo meno ascolti ciò che vuoi e non rischi una denuncia o l’arrivo (sempre gradito) delle forze dell’ordine a casa.

DAY 4.

È l’ultima serata. Comincia già e scendermi una lacrimuccia se penso che questo grandioso evento sta per concludersi. Tuttavia sono ancora le 18:30 e dobbiamo ancora entrare nel vivo di questo quarto giorno, nel quale la fila al cancello è simile a quelle del day one e ciò fa ben sperare per una chiusura col botto. Il primo artista a salire sullo stage è Jacco Gardner: quanti viaggi con il suo rock psichedelico, fin troppo eccessivo forse. Non di certo per i nostalgici di Syd Barrett , per i quali questi olandesi, sono pronto a scommetterci, son tanta roba.

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Dopo è la volta dei Timber Timbre, “timbro legnoso” letteralmente. Nome non a caso direi, se pensi alle loro malinconiche e forti melodie. Un quasi gothic che ti prende a “legnate” se vuoi. “La giornata del sorriso” questo day four se rifletti sul fatto che i Timber non vogliono esser oggetto di fotografi e che il loro stesso frontman si esibirà di spalle. Il giusto preambolo ai GY!BE insomma. Tuttavia c’è da riconoscere che la performance dei canadesi è da ovazione, nonostante ci fossero stati problemi con la strumentazione nel pomeriggio, prontamente poi risolti da Giuseppe Orlando e Agostino Tilotta – clonateli e diffondeteli nel mondo, la musica ne ha di bisogno!

Ci siamo, il botto conclusivo di Zanne 2015 sta per esplodere. Il palco si riempie di amplificatori, strumenti, sedie e chi più ne ha più ne metta. Quattro cineprese faranno da cornice allo spettacolo proiettando immagini sullo sfondo bianco dello stage. Due ore di potenza indescrivibile, che alcuni hanno ritenuto eccessiva, ma che la maggior parte dei presenti non ha potuto far’altro che apprezzare e osannare. Post rock sinfonico che ti rapisce, in tutti i sensi: stato di trance che non ti permette quasi di tornare sul tuo pianeta d’origine: la Terra. Mi dicevano che i Godspeed You!Black Emperor sono un culto, dopo domenica ho capito il perché…

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Questo il mio personale report su quello che credo sia uno dei più grandi festival di Sicilia.

Inoltre, giusto per non farci mancare niente, sono già state annunciate le date di Zanne 2016: 22-23-24 luglio. Beh, cosa altro aggiungere? Nulla, ci vediamo l’anno prossimo!

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Leggi anche —> Part I (16/17 luglio) DAY 1 and DAY 2

A proposito dell'autore

Edward Agrippino Margarone

Edward Agrippino Margarone nasce nell'estate di Italia '90. Cresce a Mineo dove due grandi passioni cominciano a stregarlo: la Musica e lo Sport (in particolare il calcio). In pianta stabile a Catania, il suo nome è sinonimo di concerto: se andate a un live, con ogni probabilità, lo trovate lì da qualche parte. Giornalista e laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni, coordina la redazione di LiveUnict.