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Dalla redazione delle Iene Francesco Iaci per Eccellenze Made in UniCT

Che i social siano diventati la nuova frontiera del marketing è cosa nota, sia le aziende sia i privati curano la propria immagine telematica per poter ottenere migliori vendite, i primi, e maggior credibilità lavorativa, i secondi.

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Ma vi siete mai chiesti se qualcuno ha mai realmente trovato lavoro tramite i social? E, se si, che genere di lavoro? Ci sono delle controindicazioni nell’utilizzo di questi potenti mezzi di comunicazione e condivisione?

A tutto ciò rispondiamo con una breve intervista a Francesco Iaci, 25enne pozzallese laureatosi all’Università di Catania, poi emigrato verso il nord Italia e ad oggi il più giovane regista della redazione de “Le Iene”.

Francesco raccontaci brevemente da dove vieni e il tuo percorso di studi a Catania e fuori.

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Sono nato a Pozzallo, venticinque anni fa, e sono un laureato dell’Università di Catania in Lingue e Letterature straniere, specificamente angloamericano e giapponese; sono uno di quegli studenti di Scienze della Mediazione Linguistica che qualche anno fa tanto ha fatto per non trasferirsi a Catania ma poter rimanere a studiare nella sede di Ragusa.

Contrariamente a quanto si dica in giro, a me UNICT ha dato tanto e posso dire di essere soddisfatto del mio percorso. Forse perché eravamo una sede distaccata e quindi eravamo di meno e più seguiti, ma sicuramente anche per la presenza di professori fantastici come Maurizio Strazzanti, da tutti temutissimo, che ringrazio per la sua preparazione e severità.

Finita la triennale ho deciso di partire e di allontanarmi dalla Sicilia. Già prima dell’inizio degli studi ero stato tentato da altre mete (specificamente avevo ottenuto un posto alla casa dello studente all’Aquila, proprio poco prima del terremoto) ma ero poi virato verso un percorso diverso, non tanto per passione verso il Giappone quanto per un possibile futuro nel campo del turismo. Mi sono iscritto al corso di Relazioni Internazionali di Africa e Asia dell’università di Pavia, che ho da poco completato.

 

Hai avuto esperienze all’Estero in questi anni? Il tuo futuro è in Italia o no?

Dopo una fallimentare prova Erasmus placement in Bulgaria, andata male e durata poco perché non riuscivo ad ambientarmi a ciò che ho trovato al mio arrivo, sono stato dirottato presso una struttura alberghiera di Bruxelles e ho lavorato per 4 mesi come assistente del manager housekeeping. Questa senza dubbio bella esperienza mi ha fatto comprendere che l’Italia, con tutte le sue contraddizioni e difficoltà, è il paese in cui voglio vivere e costruirmi un futuro; oltretutto alcune esigenze personali e, soprattutto, familiari, hanno richiesto che io decidessi di rimanere qui, scelta di cui comunque non mi pento.

Sei diventato autore del programma “Le Iene”, nella stagione appena conclusa. Come ci sei giunto?

Sembrerà bizzarro ai più e spesso quando lo racconto non ci si crede, ma sono arrivato a lavorare nella redazione del programma Mediaset grazie a TwitterTwitter è un’esperienza importante, lo uso assiduamente e ciò mi ha portato a conoscere tantissime persone, sia dal vivo che solo telematicamente; uno di essi, frequentato anche fuori, era un collaboratore esterno delle Iene.

Questa persona mi ha fatto sapere che in redazione cercavano qualcuno che li aiutasse con i dialoghi comici durante il programma e che riuscisse a comunicare con il pubblico; lui aveva pensato a me. Mi sono presentato ai colloqui e ai provini, insieme a tanti altri, e sono stato catapultato in un mondo che non conoscevo. Mi chiesero di immaginare un dialogo tra Mammuccari e la Blasi e mi dissero che mi avrebbero fatto sapere. Non avevo alcuna fiducia che potesse essere andato bene, non avevo alcuna esperienza e tra gli altri candidati c’erano ragazzi con studi molto più attinenti a quel campo.
Nonostante ciò, qualche giorno dopo vengo chiamato dalla redazione e mi si comunica che, seppur con qualche falla da migliorare, ero risultato il migliore tra i candidati e che avrei iniziato a breve.

Possiamo allora dire che i social sono tutti rose e fiori? Ne puoi parlare solo bene?

Assolutamente no. Oltre ad esservi moltissime persone cattive nel vero senso della parola, tornando a parlare di Twitter, era per me diventata una dipendenza. Mi sono reso conto che davo molto più peso ad un parere di qualcuno che conoscevo solo virtualmente rispetto a degli amici in carne ossa che conoscevo da anni e che mi volevano bene.
Quando hai una dipendenza non te ne accorgi e ho avuto bisogno di scontrarmi col problema prima di rendermene conto; ancora oggi ne pago le conseguenze. Ci sono molti rapporti evanescenti nel mondo dei social e mai nulla sarà paragonabile al conoscere, dal primo secondo, una persona dal vivo. Ho deciso di iniziare ad usare questo social responsabilmente dal momento in cui mi sono reso conto che era in grado di condizionare il mio umore, in aggiunta al fatto che sui social le persone non si pongono limiti e pensano di poter dire e fare qualunque cosa senza ferire.

Ma alle Iene sono tutti così pazzi come appaiono nei video o c’è una buona dose di recitazione?

Lo so che detto da me potrà sembrare scontato, ma ti posso giurare che sono esattamente identici sia di fronte le telecamere che dietro le quinte. Qualcuno accentua alcuni lati del suo carattere per spettacolarizzarlo ma sono tutti perfettamente genuini.

È questa la tua strada? Cosa consiglieresti ad un diplomato che deve scegliere il suo percorso?

Spero diventi la mia strada, mi piace davvero tanto, anche se in questo mondo la flessibilità è tutto e devi continuare a piacere. Ad un diplomato dico di continuare a fare progetti e di seguirli, ma di non avere paura dei cambiamenti; io avevo fatto tante previsioni, ma in 25 anni non se ne è avverata nemmeno una.