Arte

Vogue e l’America, da NYC a Los Angeles, sognano le foto del catanese Gruttadauria

11127142_10206549665529163_1426762292_oAlessandro Gruttadauria è bravo, ma lo è veramente. Simpatico e sempre disponibile, ci ha regalato, dopo un percorso di studi fotografici in Accademia Euromediterranea, scatti che lasciano a bocca aperta. Lui la fotografia la respira, la tocca, la vede in ogni angolo, in ogni gesto ed in ogni persona. Basta cliccare il suo nome su google per poter apprezzare foto di grande impatto visivo ed emotivo. Un uomo fatto, un percorso ufficialmente differente da uno step all’altro ma con un unico filo conduttore, la creatività. Ha toccato più forme d’arte, dalla musica al video ma, il suo più bel traguardo lo raggiunge con la reflex. Felici di poter ancora ammirare la sua bravura, lo abbiamo intervistato per capire meglio come si diventa fotografi apprezzati sia da Vogue che da riviste di settore internazionale.

Prima studi scientifici e poi invece hai scelto la creatività, cosa ti regala la fotografia a livello emotivo?

Credo che la creatività non si scelga, o si ha o non si ha. Per tanti anni è stata lì, inizialmente sotto altre forme. Ho iniziato con la musica cantautorale perché, avendo un animo inquieto, era una forma di espressione più consona al mio vivere ed al mio esprimere emozioni; dove buttare fuori la mia rabbia e le mie paure.
Dopo questo periodo durato 10 anni ho capito che avevo bisogno di esprimere le mie emozioni in altro modo, attraverso le immagini. Prima in video e solo successivamente è nata la voglia e l’esigenza di fermare gli attimi, congelarli con la fotografia. Credo che nella vita nulla nasca per caso, i miei studi, prima classici e poi scientifici, hanno sicuramente influito sulla mia vita artistica, alimentandola e facendola uscire fuori.

Hai deciso di seguire il Master in “Fashion Photography” in Accademia Euromediterranea, cosa hai appreso in quell’anno di corso?

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Sicuramente ho appreso tanto e mi ha dato la possibilità di immettermi in un mondo che prima non mi apparteneva, facendomi conoscere tante persone con cui oggi collaboro da un punto di vista professionale. Ho avuto modo di poter esprimere una forma di fotografia che prima era assolutamente sconosciuta, la fashion photography, della quale mi sono assolutamente innamorato.

A quale tipologia di fotografia sei più affine? Moda, paesaggistica, urban…?

Amo la fotografia!!! Che sia di moda o street o reportage, basta che dia sempre emozioni. Posso dire comunque che la fotografia di moda mi da tante soddisfazioni e che mi piacerebbe affermarmi in questo settore.

Basta cercare il tuo nome su internet per poter vedere i tuoi scatti su Vogue.it e su magazine internazionali come Jute Magazine e Flawless Magazine, come ci si sente?

Ci si sente assolutamente normali ma, fa sicuramente piacere vedere il proprio lavoro pubblicato su editoriali o su piattaforme importanti come photovogue.
Ti confesso che ogni volta che vedo pubblicato un editoriale, penso che potevo far meglio. Sono una persona molto esigente e sempre in continuo cambiamento, e quindi rifarei sempre tutto per poterlo fare al meglio, ma è un cane che si morde la coda, un circolo vizioso da cui non ne esco fuori. Quindi, mi godo il momento e cambio pagina.

Quanto gli studi in Accademia sono serviti per ottenere questi risultati?

Premetto che lo studio fa sempre bene, studiare ti apre la mente; anche quando credi che su quell’argomento sei preparato, hai sempre da imparare. L’accademia mi è servita tantissimo perché mi ha indirizzato verso un mondo che era a me sconosciuto ripeto e, se tornassi indietro, lo rifarei. Se oggi ho ottenuto questi risultai devo dirgli grazie.

Hai già lavorato per delle tue mostre, ne hai altre in programma?

Ho esposto due progetti, ognuno diverso dall’altro. Il primo NYC1998 (New York City 1998) ed un secondo molto concettuale The scient of Oblivium. Adesso sto lavorando ad un terzo progetto, che avrà come strumento la POLAROID, posso dire solo questo.

I tuoi sogni nel cassetto come fotografo?

Lasciamoli nel cassetto. Al momento giusto li tirerò fuori.

Giulia Fichera

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