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Su facebook gruppi razzisti: “Siciliani non siete simpatici, siete la feccia d’Italia!”

 

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Unità d’Italia nel 1861? Può darsi, ma la Sicilia non riesce a superare i pregiudizi dello Stretto di Messina.  Al giorno d’oggi, a 153 anni da quella che noi chiamiamo “Unità d’Italia” (solo geografica o anche patriottica? Purtroppo a volte il secondo aspetto viene pressoché dimenticato…) si dovrebbe partire dal presupposto che tutti gli italiani, benché pieni di luoghi comuni per i propri connazionali, abbiano messo da parte quello che è il ”razzismo” nei confronti di chi non appartiene alla stessa regione, o perlomeno alla stessa area geografica. “I meridionali sono ritardatari e non hanno voglia di fare niente”, “I polentoni sono frigidi, sanno solo giudicarci”: luoghi comuni che ormai ci accompagnano nella nostra quotidianità e che sono talmente radicati nella nostra cultura da non accorgersi come a volte siano fortemente inappropriati. Tuttavia, finchè si tratta di semplici stereotipi, si può anche decidere di sospendere il giudizio. Ben altra cosa avviene nel momento in cui si definiscono i siciliani tutti «mafiosi, mezzi negri, un popolo di analfabeti, feccia d’Italia» e via dicendo. Questo è infatti ciò che si è verificato ieri all’interno di un gruppo, chiamato “Annunci gratis Sicilia” e costituito sul social network Facebook: sembra infatti che in tale gruppo, creato inizialmente per condividere annunci di ogni sorta che potessero interessare il territorio siciliano, siano apparsi nel pomeriggio vari commenti di nuovi utenti che richiedevano di entrare nel gruppo al semplice scopo di offendere l’intero popolo dell’isola. Purtroppo, come accennato prima, non si tratta dei soliti pregiudizi verso i meridionali, ma di insulti ben più pesanti che ben poco hanno a che fare coi concetti di civiltà e rispetto del prossimo.

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Quando viene letto questo genere di cattiverie, viene da pensare a cosa sia servito farci diventare un’unica nazione se, a distanzia di più di un secolo, ignoranza e crudeltà continuano a regnare sovrane. Aspirare ad una vera e propria unità forse è solo un’utopia, o almeno così sembra. E perché lo sembra? Perché se nel 2014 c’è ancora gente che storce il naso a sentire le nostre origini o ha il coraggio di definirci in modo che anche il peggior animale abbia una parvenza migliore della nostra, vuol dire che tutto è stato vano. Certo è però che, nel momento in cui comincia l’afa estiva, scatta la corsa contro il tempo per venire a visitare la bella Taormina o venire a fare un bagno nelle acque cristalline di Favignana. Forse, allora, lì non siamo più dei “negroidi”…a quel punto magari veniamo considerati al livello delle scimmie ammaestrate. Già un passo avanti, no? Siciliani, bei siciliani come bella è l’isola da cui venite, da cui veniamo… reagire a questo tipo di cattiverie gratuite è un errore. La verità è che con tutti i difetti che possono esserci dobbiamo essere orgogliosi della nostra bellissima terra, piena di sole, piena di amore. Il trucco è calpestare tutti con la dignità di chi guarda oltre la superficie delle cose e offre tanto solo a chi è capace di ricevere. E poi, per dirla con le parole del Sommo Poeta (un polentone, sì, ma pur sempre un grande!): “Non ti curar di loro, ma guarda e passa”. Sì, conviene passare oltre: che resti loro l’inciviltà, mentre noi ci concentriamo sulla nostra “Sicilia bedda” che, si sa, un po’ di gola a loro la fa da sempre e per sempre.

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A proposito dell'autore

Elide Barbanti

Nata a Prato il 27 Giugno del 1993, trascorre l'infanzia e l'adolescenza tra scaffali di libri e biblioteche e sviluppando un vivo interesse per la scrittura, specialmente quella giornalistica. Nel 2012, si trasferisce in Sicilia immatricolandosi al CdL di Lingue e Culture Europee, Euroamericane e Orientali presso la Facoltà di Scienze Umanistiche a Catania. L'anno successivo, decide di reimmatricolarsi presso la S.D.S di Lingue e Letterature Straniere a Ragusa al CdL di Mediazione Linguistica e Interculturale, dove attualmente studia lingue orientali.